venerdì 4 maggio 2018

IL PECCATO



Ultimamente faccio parte di un gruppo whatsapp spassosissimo. Quasi ogni giorno mi ritrovo piegata in due dalle risate grazie a qualche battuta scema. E ne ho estremo bisogno, col mio lavoro entro a contatto col dolore vivo, le ferite aperte di tanti di voi. Se non trovassi qualcosa di estremamente stupido e leggero nella mia quotidianità, probabilmente affonderei nella palude dell'eterna tristezza, come il cavallo di Atreiu (il primo trauma infantile cinematografico di quelli della mia età).

Comunque, oltre ad elogiare le inaspettate gioie dei gruppi whatsapp (tralasciamo invece quello delle mamme della classe, chi di voi ha un figlio conosce bene questo girone infernale), qualche tempo fa mi sono trovata in tale gruppo ilare a parlare di un tema serissimo: il peccato.

Ho così scoperto visioni diametralmente opposte.  Come quelle delle persone che varcano la soglia del mio studio.

Da quanto tempo non ti confessi in Chiesa? Cosa è secondo te fonte di peccato?



Una corposa percentuale di esoteristi aderisce alla massima crowleiana "fà ciò che vuoi, sarà la tua legge". Anche definita la Legge di Thelema, essa non giustifica ogni capriccio, ma riconosce il diritto per chiunque di evidenziare la propria unicità, di distinguersi dagli altri nel pieno rispetto della libera volontà di ciascuno, favorendo una equilibrata corrispondenza e continuità tra i propri princìpi interiori e le proprie azioni esteriori. La “vera volontà” è intesa come la matrice individuale, l’invisibile principio di distinzione che rende ciascuno ciò che è, potenzialmente differente da ogni altro, tutti uguali in partenza e tutti diversi nello sviluppo. Che ognuno scopra, si accordi e realizzi questa unicità, che è il modo di incarnare visibilmente la libertà, come ogni stella segue la propria orbita nello spazio in cui danza.

 Una altrettanto corposa percentuale di esoteristi si sente più affine alla visione del Dharma e del Karma. Il karma indica il generico agire volto a un fine, inteso come attivazione del principio di "causa-effetto", quella legge che coinvolge gli esseri senzienti nella fruizione delle conseguenze morali che derivano dalle proprie azioni, vincolandoli così al samsara, il ciclo delle rinascite. Ogni azione porta un frutto, buono, cattivo o neutro, immediato o dilazionato nel tempo, in una sequenza illimitata di esistenze.

Siamo lontani dai Dieci Comandamenti che ci hanno insegnato a catechismo. Circondati da razionali epicurei, che percepiscono gli dèi come indifferenti alle umane vicende e vivono alla costante ricerca del piacere, affrontare il tema del peccato sembra quasi anacronistico, fuori moda.
Come sei retrò, Stella, ancora a tormentarti con questa idea del peccato.
Il fatto è che quotidianamente interagisco con ragazze, donne e uomini sopraffatti, prostrati, schiacciati dal senso di colpa, dalla sensazione di essersi macchiati, contaminati da immensi peccati che li spediranno in qualche girone infernale (non quello del gruppo whatsapp delle mamme della classe, mi auguro) o che, per legge karmica, gli renderanno la vita una merda per i 50 anni a venire.
A parte una donna in carcere che aveva tentato di accoppare il marito alla guida accoltellandolo con più di 40 fendenti, e che in passato mi scriveva lettere (in cui però non chiedeva assoluzioni ma vendita di materiale magico), un ex investigatore che voleva sparare alla donna che lo aveva lasciato (e che sono riuscita a fare desistere da tale malsano proposito), e un pedofilo strafottente, non ho ancora avuto clienti che a mio parere dovrebbero sentirsi in colpa per qualcosa. E di storie, lo assicuro, ne ho sentite tante... Conosco persone che arrivano da ceti sociali e da estrazioni culturali diversissime. Che si tratti di  signore benestanti,  spacciatori sud americani,  di web cam girls, di giovani studentesse, di ex pornostar, di integerrime madri di famiglia, di imprenditori di  successo, di casalinghe disperate, di gay a disagio con le loro pulsioni, di donne che vendono il loro corpo o di donne che trascorrono la loro giornata a pregare gli Angeli, il senso di colpa e la densa vergogna all'idea di avere peccato li abbraccia tutti.
La mia personale idea di peccato, in effetti, è un po' epicurea. Non credo che gli Angeli, i messaggeri divini, o chi per essi, siano lì a giudicare come morbosi voyeur cosa fa un povero essere umano della sua sessualità.
Credo però anche che recare danno ad un altro essere umano, in maniera seria e importante, crei un debito karmico (o almeno, mi piace pensarlo. Come sarebbe estremamente ingiusta la vita, senza una concezione di giustizia divina).
Ho una visione alla Bertolucci nel Nome della Rosa. Il riso non è peccato, il sesso non è peccato. Uccidere una persona cospargendo di veleno il libro di Aristotele   che essa legge, è peccato.
Siate indulgenti con voi stessi, abbastanza da permettervi di vivere con serenità, non abbastanza da nuocere a chi vi circonda.
Quattro pater noster, tre gloria, due atti di dolore, e andate in pace.