martedì 21 marzo 2017

IL SANTONE




C’era una volta un finto santone. Per carità, non che secondo me ne esistano di veri, l’unica Luce capace di indirizzarci e farci evolvere arriva da dentro. Comunque, questo finto santone si chiamava Paolo Meraglia. Era un professore in pensione, e gli piacevano ragazze giovani, davvero giovani. Però dato che lui non era particolarmente piacente, né ricco, trovò un modo.
Andò in edicola a comprare un paio di mazzi di tarocchi a basso costo. Prese qualche libro di Magia per darsi un tono, e decise di fare il santone.
Quando apriva le carte gli bastava simulare una situazione piena di negatività, cancellabile con semplici rituali di magia sessuale, per convincere le clienti ad aprire le gambe. E ciò andò avanti per anni, in una anonima mansarda imprestata da un amico compiacente e partecipe.
La sonnecchiante Torino se ne accorse appena.

C’era una volta una ragazza, poco più di una bambina. La vestirono di bianco, dicendole che era stata prescelta come ancella, antica vestale di segreti iniziatici, catalizzatrice di misteriosi rituali sessuali che le avrebbero permesso di rimuovere definitivamente ogni negatività. Il suo ragazzo insisteva che non si tirasse indietro. Tutto ciò le sembrava strano, bizzarro. Col tempo divenne profondamente sbagliato, anche se oltre a lei c’erano molte altre ragazze che continuavano ad andare in quello strano tempio così simile ad una comune mansarda. La vestale lasciò il suo ragazzo malsano e ne trovò uno nuovo. Che rabbrividì quando lei si confidò e la portò al più vicino commissariato di polizia.
La sonnecchiante Torino spalancò gli occhi, turbata da un vivido incubo.

C’era una volta una libreria esoterica nel cuore di Torino, aperta da quindici anni. Il titolare e sua moglie ascoltavano la radio mentre facevano colazione. Sentirono di quella storia disgustosa dove un finto santone e qualche complice inscenavano rituali sessuali e svolgevano stupri di gruppo. Dopo aver scosso la testa aprirono il negozio e vennero letteralmente invasi dai giornalisti. Intervistatori e cameraman totalmente ignoranti in materia chiedevano di vedere, maneggiare, riprendere le cose che potevano fare più scena. Gettonatissime le voodoo - doll e la statuetta del Baphomet. La prima a pubblicare l’intervista fu la Stampa. Che, distorcendo completamente il senso dell’intervista, citò il negozio come “un luogo dove fanatici di esoterismo, magia nera e chissà che altro vanno a respirare l’aria magica”. Dove “Torino città magica è una menzogna divertente”.
Fortunatamente la Stampa rimase l’unica a sfottere gli esoteristi. E ci fece pure una becera figura. Tutti i colleghi di Studio Aperto, Tg5, Tg24, Rai 3 al contrario compresero quanto poco questo centrasse con l’esoterismo, e in onda apparve il titolare di Esotericamente a sottolineare quanto “chi pratica l’Esoterismo come ricerca personale, come crescita, è chiaro che rimanga offeso da questo”.
La sonnecchiante Torino si risistemò i guanciali per ritornare al suo tiepido torpore primaverile.
Con una vestale un po’ meno ingenua, un finto santone dietro le sbarre, ed una libreria esoterica che aveva salvato l’immagine.
Ho sempre amato il lieto fine.

Però. C’è sempre un però.
Perché quando un truffatore si finge mago, medium, esoterista, i mass media inondano le librerie esoteriche e spalano letame sui fruitori di questa spiritualità?
Quando emerge un finto medico si va forse a setacciare l’università di medicina o gli ospedali? Si denigra forse la categoria medica?
Perché fa cosi audience fare di ogni erba un fascio, quando si tratta di esoterismo?
È così divertente prendere in giro persone che, pur affondando radici nel terreno, stanno cercando di guardare il cielo e comprendere cosa si nasconde dietro il moto delle stelle, dietro il fitto velo di Maya, rischiarando il buio della grettezza con la luce di una candela?
Quanto mi piacerebbe ricevere il rispetto anche dalle persone che non credono in questo mondo.
Svegliati, assonnata Torino, e regalami questo sogno.

Baphomet templare