lunedì 27 febbraio 2017

L'ANIMA GEMELLA

   



Ultimamente non scrivo spesso. Tante cose a cui pensare, il tempo scorre veloce.
Però una mia cliente e amica scalpitava che scrivessi qualcosa sull'Anima Gemella, l'altra metà perduta di noi, la metà mancante della mela, l'Altro da noi capace di creare l'Androgino perfetto.
Mi chiedeva più che altro, come riconoscerla? 
In mezzo a diecimila conoscenti, amici, amanti, come capire che  è proprio lui l'Anima Gemella? Quando batte forte il cuore soprattutto, illudersi è facile.
Così, ho fatto un piccolo sondaggio, perchè ero troppo curiosa di comprendere come ragiona l'Altra Metà del Cielo. Ho chiesto a qualche amico e cliente del genere XY come fosse possibile riconoscere quest'Anima Gemella.
Le prime reazioni sono state divertenti, tutte un turbinare di occhi al cielo, uno schiarirsi la voce, temporeggiare, con la faccia di chi pensa: "Madonna, Stella, e non potevi farmi una domanda più facile? Chiedimi come funziona un reattore ad energia nucleare piuttosto, lì sono bravo!".
Comunque, facendo una media, sembra che i maschietti per riconoscere l'Anima Gemella necessitino di:

- Attrazione fisica. Ovvero (ed era abbastanza prevedibile) se hai una migliore amica con cui ti trovi in tutto, interessi, risate, simpatia, ma non la toccheresti neanche con un grissino perchè fisicamente non ti prende, ecco, per gli uomini questa MAI potrà essere la tua Anima Gemella. Non so, da parte di noi donne noto una maggiore flessibilità, spesso col mio lavoro ho sentito storie del tipo: "Mah, all'inizio manco mi attirava fisicamente, poi me ne sono perdutamente innamorata..."

- Situazione spazio - temporale adatta. Questa è una cosa tirata in ballo soprattutto da un soggetto maschile intrippato con le dinamiche spazio-temporali, Donnie Darko, etc. Che mi chiedeva: "e se io avessi incontrato tempo fa l'Anima Gemella ma le condizioni del quì ed ora non fossero state ottimali al nostro riconoscerci e/o ricongiungerci?". Così ho analizzato mentalmente tutti i miei ex compagni di scuola, ex amici, ex fidanzati, e ho scosso decisamente la testa. Non so, a me il passato puzza sempre di minestra riscaldata. Inoltre ho la convinzione che, se avessi incontrato la mia Anima Gemella allora, anche se avesse fatto il macellaio nel mio periodo vegetariano, o il cattolico Inquisitore nel mio periodo spirituale (che in effetti non si è mai concluso), non sarebbe stato un problema. In questo noi donne siamo forse più fataliste e meno razionali.

- Reciprocità. Ovvero, se io percepisco in te la mia Anima Gemella, tu non dovresti schifarmi / scappare con la mia vicina di casa / applicare la spunta blu sui miei messaggi WhatsApp senza rispondermi per una settimana di fila. 
Come disse quel simpatico avvinazzato di Bukowski: "La testa si deve perdere in due, altrimenti è un'esecuzione".

Questo all'incirca ciò che ho potuto cogliere dall'Altra Metà del Cielo. Ora però vi scrivo da cosa ho potuto comprendere io se avevo di fronte a me l'Anima Gemella.
Aldilà di un'affinità caratteriale, di interessi in comune, di una simile visione del mondo e di una progettualità di coppia condivisa, credo che la prova del nove sull'aver trovato la Metà perduta sia data da una semplice sensazione.
La Mancanza.
Quel vuoto viscerale, profondo, inesprimibile quasi a parole, di quando l'altra persona è distante da te.
Nel Buddhismo Shingon esiste una bellissima teoria sull'Anima Gemella, che descrive come la coppia karmicamente unita si scambi quasi una parte del corpo, un filamento di Dna, un insieme di cellule. Forse è una parte di sè più sottile, ma attraverso la distanza, il vuoto dell'Altro, la sua assenza, questa parte sottile di noi che appartiene all'Altro ci chiama segretamente, e a noi si ricongiunge solo attraverso l'abbraccio, quando ogni distanza è colmata e cuori e respiri si muovono all'unisono, col medesimo ritmo.
E in quell'abbraccio noi ci sentiamo, finalmente, a Casa. 
Non più due, non più due mancanti e fragili individualità, ma Uno. L'Unità più forte, potente e sacra che l'Universo intero possa conoscere.