lunedì 20 ottobre 2014

LA SECONDA REGOLA DI TOMMY






Ho un amico che snocciola perle di saggezza. Davvero.
Già in passato pubblicai un post intitolato "la regola di Tommy". Andatevelo a spulciare se volete approfondire le dinamiche dei figli di papà Vs. disadattati genetici.
Qualche tempo fa Tommy mi mise al corrente di un nuovo, inconfutabile, perfettissimo assioma che serpeggiava, silenzioso, nella generazione dei maschi 30-40enni. Che veniva trasmesso a bassa voce di padre in figlio al termine dell'adolescenza, per garantire una pronta sopravvivenza nei rapporti con l'intricato e nebuloso universo femminile.
Confrontandomi con alcuni clienti di sesso maschile del negozio, scoprii che tale regola era ampiamente conosciuta dai più scaltri.
Parliamo del parrucchiere da donna. La petnoira, il coiffeur, l'acconciatrice, la sciampista, l'hair stylist. Innumerevoli termini per descrivere colui o colei che decreterà, con l'agile arguzia manuale, se noi donne nel trimestre successivo riusciremo a guardarci allo specchio senza imprecare oppure no.
La mia precedente parrucchiera aveva una pazienza esemplare. Quando io, vittima di qualche sconsiderata rivista femminile, entravo nel suo salone chiedendole se sarei stata bene con una ciocca rosa oppure leopardata come le nuove mode inneggiavano, prendeva le sue mani tra le mie sorridendo e con fare materno scuoteva la testa. Credo che abbia impedito un mio calo d'immagine in almeno una decina di casi diversi.
Ma torniamo alla regola di Tommy. Ero con lui in negozio quando infranse il giuramento maschile di non divulgare questa preziosa regola ad una donna. Ed io subito non la capii. Fu tutto un "Ma dai, Tommy, figurati!". "Ma noi donne mica siamo così!".
Poi ripensai ad alcuni tragici episodi del mio passato. E mi accorsi che la seconda regola di Tommy funzionava, eccome!
Eccola in tutta la sua limpida e inconfutabile perfezione:
"Quando una femmina cambia pettinatura, tu uomo sei nei guai".
Che sembra una cretinata, ma non lo è. Attenzione, non parlo della spuntatina alle doppie punte, del colore sulla ricrescita, del provare il frisè con la piastra, dello shatush di un tono più chiaro che manco si nota la differenza.
Quando una donna  da mogano diventa platino, da Morticia Addams diventa Miley Cyrus, qualunque uomo a lei collegato sentimentalmente dovrebbe richiedere, preventivamente, l'estrema unzione per la sua prossima e imminente dipartita. Oppure dovrebbe prendere un last minute per Kathmandu. (Notizia dell'ultimo minuto, Tommy in effetti a breve dovrà partire realmente per Kathmandu. Non scherzo).
Perchè quando una donna cambia la sua testa, rivoluziona tutta la sua vita.
Ripenso all'ultima volta che chiesi al parrucchiere un taglio deciso. Un carrè altissimo dietro la nuca, alla Valentina di Crepax per intenderci. Ero ad un passo dal mandare all'aria tutta la mia vita, per come la conoscevo.
Ed il mio partner era davvero ad un passo dall'essere mandato all'aria pure lui.
Poi, cosa volete, i capelli piano piano sono cresciuti, ed i problemi rientrati.
Comunque, sappiate che l'universo maschile è molto più attento di quello che credete, ai cambiamenti di acconciatura.




giovedì 9 ottobre 2014

L'ALTARE DI YEMANJA'



A marzo sono andata a New Orleans, la patria del Voodoo. Le strade erano lastricate di negozi esoterici, cartomanti e chiromanti. In ogni Magic Shop era presente sempre almeno un altare con una divinità del Pantheon Voodoo. I turisti e le persone del luogo sostavano davanti a questi altari dei Loah, lasciavano offerte, leggevano l'invocazione o pregavano bisbigliando, spesso deponevano anche una loro piccola fotografia, per permettere agli Dei di agire nei loro riguardi.
Sono tornata a Torino con New Orleans nel cuore, e ho deciso di preparare un altare simile nel luogo più nascosto e sotterraneo della libreria Esotericamente.
Ho scelto di riservare un altare a Yemanjà, la Regina dei Mari, Signora delle acque salate, dei pesci, Grande Madre, protettrice dei bambini e di ogni uomo, dal momento del parto in poi. La leggenda narra, citando il mio libro "Voodoo e Candomblè" - Aradia edizioni, che:

"la Dea delle acque salate aveva tre figli: Oshossi, Ogum ed Eshù. Eshù (il più burrascoso, spesso identificato come trickster, o come un mezzo demone) si comportava male e rispondeva con insolenza a sua madre, motivo per cui lei lo mise alla porta. Gli altri due figli erano molto più responsabili: Ogun andava a lavorare nei campi e Oshossi cacciava nella foresta; la casa era in tal modo sempre provvista di prodotti agricoli e cacciagione. Yèmanja era tuttavia inquieta e andò a consultare un “babalawo”, un indovino.

Lui predisse che non doveva più lasciare andare Oshossi a caccia perché Ossanyin, Signore delle piante medicinali che vive nel folto della foresta, stava per fargli un sortilegio per obbligarlo a rimanere con lui.
Yemanja, colma di terrore, impedì a suo figlio di andare a caccia, ma Oshossi aveva un carattere indipendente e continuò ad addentrarsi nella boscaglia e nella foresta. Partiva con gli altri cacciatori al mattino e, come era loro abitudine, una volta arrivati ai piedi di un grande albero, si separavano per andare a cacciare ognuno per conto suo, per ritrovarsi, a fine giornata, tutti nello stesso posto. Una sera Oshossi non si presentò al solito appuntamento e non rispose neppure ai richiami degli altri cacciatori.
Aveva incontrato Ossanyin che gli aveva fatto bere una pozione in cui aveva macerato le foglie di una pianta chiamata “amùnimuye”, il cui nome significa: “prende una persona e la sua memoria”. Come aveva predetto l’indovino, Oshossi piombò in una totale amnesia, in cui non ricordava più niente di sé, né chi fosse, né dove abitasse o chi fosse sua madre. Così rimase a vivere presso Ossanyin.
Ogum, preoccupato per l’assenza del fratello, si mise alla sua ricerca e lo trovò in fondo alla foresta. Lo riportò a casa, ma Yemanja, furiosa, non volle più accogliere il figlio disobbediente. Ogum, arrabbiato per l’intransigenza della madre, rifiutò di vivere in casa con lei.
Oshossi ritornò da Ossanyin nella foresta e Yemanja, disperata per aver perduto i suoi figli, si sciolse in lacrime fino a trasformarsi in un fiume." 

Spesso sincretizzata con la Vergine, in Africa è conosciuta prevalentemente come "Mami Wata", ovvero "Madre Acqua". Dona protezione ai suoi figli, che consola quando le lacrime ne hanno bagnato le guance.
Si prega Yemanjà per migliorare il clima e la coesione familiare. Che si tratti di migliorare il rapporto con i propri figli, o con i propri genitori, o con ciò che reputiamo essere la nostra famiglia,  tutto ciò che preserva e migliora i rapporti tra parenti, consanguinei o meno, ricade nella sfera di competenza di Yemanjà. Questo perchè le lacrime salate che la Regina del Mare ha versato per la perdita dei propri figli hanno lo stesso sapore delle nostre. Solo questa Dea può pienamente comprendere la nostra afflizione per un problema familiare, o sentimentale, che ci tormenta. 
Portate a Yemanjà delle rose bianche, oppure uno specchietto da borsetta, boccette di profumo dolce, pettini, gioielli d’argento, monete. Accendete per lei candele azzurre o bianche, chiedetele protezione e felicità. 
Il negozio Esotericamente da oggi ha aggiunto questa piccola novità gratuita, un luogo riservato e segreto in cui potrete entrare in contatto con questa grande Dea, lasciando offerte e piccole fotografie, pregandola di aiutarvi nelle questioni della vita.
La Madre delle acque salate non aspetta altro che questo, per abbracciare i vostri problemi, il vostro dolore, e farli scomparire come un'onda che si adagia tra i flutti. 


giovedì 2 ottobre 2014

UNA BAMBINA

C'era una volta una bambina.
Guance di porcellana, capelli di seta, occhi di mare e cielo.
Aveva la tempesta tra le mura domestiche, e spesso i suoi occhi, presi dalla tristezza, diventavano spenti e grigi. Vedeva litigare i suoi genitori, non capiva. Alla fine divorziarono, la sorella più grande rimase col padre, lei che era più piccola con la madre.
E con questa tempesta negli occhi e nel cuore, un giorno questa bambina varcò la porta del negozio.
Era una libreria esoterica nel cuore di Torino, non ne aveva mai vista una. Era grande, dai misteriosi soffitti a volta con i mattoni a vista, con i folletti in cima agli scaffali, che la scrutavano curiosi.
C'erano candele, ciondoli, incensieri, stelle di pietra, carte e tarocchi come non ne aveva mai visti, erbe e spezie. Ed un profumo buonissimo, di pura cera d'api, che impregnava i vestiti.
Tornò lì più volte, con una sua amica. Si avvicinarono a questo mondo, comprarono mazzi di tarocchi e di sibille per farsi le carte l'una con l'altra, prima per gioco, poi sul serio.
Anche sua mamma a volte entrava in quel negozio, scompariva dietro una porta da cui partivano scale profonde, andava a farsi fare le carte. Domandava prevalentemente per la sua felicità, parlava a lungo di lei, di questa bellissima figlia che aveva, che era la sua gioia, la sua luce, tutto ciò che aveva sempre chiesto al cielo. Ma questo la bambina non lo sapeva.
La bambina dagli occhi di mare e di cielo un giorno acquistò in quel negozio il suo primo libro sulla Magia. Era un libro che spiegava di come esistano forze, sette in particolare, che governano l'universo intero e si intrecciano in ogni tradizione esoterica. Sette poteri da cui attingere, per migliorare la propria esistenza.
Aveva undici anni, quella bambina, quando si immerse nella lettura del primo libro che avevo scritto.
E se li lesse poi tutti, sempre più avida di informazioni e di sapere. A tredici anni, aveva terminato anche "Voodoo e Candomblè" e "Vampiri". Quest'ultimo rimane il suo preferito.
Io sapevo della sua esistenza, ma per una strana serie di coincidenze non riuscivo mai a conoscerla.
Lei passava davanti al ristorante dove cenavo con mio marito, il titolare della libreria Esotericamente. Ci guardava dalla vetrina e poi passava oltre sorridendo.
Io entravo nel negozio gestito dalla madre, e magari lei era dietro al bancone.
Una settimana fa finalmente l'ho conosciuta. La mia più giovane lettrice.
La dolce, bellissima, arguta, sensibile piccola M.
E più la guardavo e più mi chiedevo, ma se a tredici anni è già così tremendamente avanti, cosa diventerà da grande?


"Alone in the Library" by Elena Shumilova