lunedì 30 giugno 2014

TECNICHE DI SEDUZIONE FACILE

L'estate è arrivata, con la sua voglia di leggerezza, trasgressione, voglia di divertirsi.
Molte mie clienti mi chiedono se avranno qualche piacevole flirt estivo, se cambiando aria incontreranno l'uomo giusto, o almeno qualcuno in grado di far loro trascorrere ameni e piacevoli momenti.
Così, voglio dare anch'io qualche consiglio di seduzione facile facile, scimmiottando quelli che compaiono a caratteri cubitali nelle varie riviste femminili. Già quello è imbarazzante in effetti, io sono lì magari al parco con mio figlio, e leggo una rivista tipo Cosmopolitan o Glamour che riporta a caratteri fluo "10 mosse hot per farlo impazzire a letto", oppure "lei lui e l'altra". Devo ricordarmi di andare al parco con riviste tipo "Mamma e bimbo", dove l'articolo più allettante è "pupù e pannolini, come salvarsi". Sappiatelo, da quelli non ci si salva mai, ma questo è un altro discorso. Tecniche di seduzione facile, oggi voglio svagarmi.
Intanto, io sono una fedelissima fautrice e propagandista dell'efficacia del linguaggio corporeo e delle microespressioni del volto. Ci sono alcuni segnali chiarissimi di interesse. Perchè il corpo, a differenza delle parole, è raro che menta.
Situazione classica, primo appuntamento informale, tipo un caffè insieme al bar con un tizio che ti piace.
Per sapere se anche lui è attratto, comincia a guardare se il suo corpo effettua dei segnali di chiusura. Ovvero: ha le braccia incrociate, il busto lievemente ruotato rispetto alla tua traiettoria, una gamba sull'altra, lo sguardo che si sposta spesso dai tuoi occhi per guardarsi attorno? Non è a suo agio, o forse non è interessato a te (in questo caso è sicuramente gay, valido baluardo giustificativo che noi donne mettiamo in campo in questi casi).


Se, al contrario, il ragazzo con cui stai uscendo ha braccia e gambe aperte rispetto alla tua traiettoria, lo sguardo e il busto frontale, è un buon inizio. Se tiene almeno una gamba con il piede e il ginocchio rivolti verso di te, è indice di attrazione. Ovvio, non puoi dirgli "scusa, devo controllare una cosa" e guardare sotto il tavolo verso le sue gambe. Potrebbe fraintenderti... :-)
Ottimo se ogni tanto si accarezza le braccia (segnale implicito del tipo "guarda che bicipiti che mi ritrovo!"), oppure se, alzato in piedi, infila le mani in tasca tenendo i pollici esterni (equivale ad indicare i preziosi gioielli di famiglia). Per uomini e donne, inoltre, un segnale di interesse è rappresentato dal toccarsi spesso i capelli e umettarsi le labbra (quindi, evitate di farlo se state uscendo con un ragazzo a cui volete dare una negativa... potrebbe restare interdetto!). Occhio anche alle pupille, se una persona è attratta, si ingrandiscono. Ma non siate tristi se lui vi guarda con pupille grosse come uno spillo, magari avete una grossa finestra luminosa alle spalle. Ovviamente questa regola non vale se siete ad un rave-party e state fumando erba...
Ok, ora sappiamo che il vostro lui è attratto e interessato a voi. Ma è sincero? Tranne in rari casi di mentitori seriali e professionisti, un ottimo indice di bugia rimane lo sfregarsi il naso, come un Pinocchio a cui sta crescendo un tronco d'albero tra gli occhi, tanto grosse le sta sparando. Utile anche guardare le mani. Mentre lui parla e gesticola vi mostra i palmi? E' un indice di sincerità. Guardare le mani è sempre utile, altrimenti potrebbe sfuggirvi il cerchietto di pelle bianca all'altezza dell'anulare sinistro, indice da allarme rosso di uomo sposato che si è appena nascosto la fede nel taschino.
Il gesto che però vi permette, mentalmente, di esclamare "Bingo!"è rappresentato dalla gestualità "a specchio". Ovvero, lui tiene le stesse pose che fate voi? Mettete una mano sotto il mento e lui fa lo stesso? Avete un braccio appoggiato al tavolo e uno sulle gambe, e lui tiene lo stesso assetto? Significa che avete rotto il ghiaccio, c'è feeling... Se volete mettere il vostro partner a suo agio, imitate voi la sua postura (a meno che non abbia segnali di chiusura, in questo caso imitatelo, ad esempio incrociando le braccia, e poi apritele, magari con un bel sorriso, sperando che lui a sua volta vi imiti...).
Questo è l'ABC della seduzione con il linguaggio del corpo, che in realtà ogni mia cliente single conosce a memoria, molto meglio di me...
E ora buona estate, buoni incontri sotto l'ombrellone, buon aperitivo col bel tenebroso di turno, buon caffettino al bar per conoscervi meglio...
Io vi aspetto in studio coi resoconti post-appuntamento!



lunedì 23 giugno 2014

BASSO PROFILO


Stamattina ero assorta in profonde riflessioni.
Perchè mentre la gente normale al lunedì mattina vaga strisciando per la casa e per il posto di lavoro alla ricerca di un caffè, di un'aspirina o di uno Xanax, io per non mostrarmi da meno mi pongo domande esistenziali.
Così, riflettevo su quella cosa inafferrabile, veloce come un treno ad alta velocità e ambigua come il sorriso della Gioconda, che la gente definisce "Felicità".
Non riflettevo tanto sulla felicità fine a se stessa, quanto su come alcune persone, me compresa, la vivano, in quei fugaci attimi in cui siamo su quel treno, su quella giostra, davanti a quel quadro di felicità immensa e incommensurabile.
Perchè c'è chi la felicità la esterna, sale su un grattacielo di cinquanta piani e dall'attico più alto la grida ai quattro venti, compra un megafono e assorda di entusiasmo i suoi amici e conoscenti.
E poi esiste chi, la felicità, quasi la teme. Ne ha paura, ne parla a bassa voce. La bisbiglia come se fosse una frase sconcia sussurrata in chiesa al proprio vicino di banco.
Ecco, io appartengo alla seconda categoria.
Alla categoria di quelli che tengono un basso profilo, che si alzano il bavero dell'impermeabile per nascondere il proprio sorriso di impagabile felicità, mica uguale ai sorrisi di circostanza che ogni giorno sforniamo al mondo.
Probabilmente ho paura degli Dei.
Temo la Nemesi, la collera divina, la giustizia implacabile, la figlia di Zeus e Notte, che si aggira alata, armata di spada e clessidra, il cui unico compito è quello di ripristinare l'equilibrio, l'armonia interrotta da uno stadio di eccessiva, ineguagliabile, assoluta felicità.
Temo anche la Hybris, la punizione inflitta dagli Dei a chi si macchia di tracotanza ed è superbamente ed oltraggiosamente felice.
Temo inoltre Ananke, l'inflessibile Dea dal cuore di pietra, sovrana della necessità, dell'inflessibilità del destino, attorno a cui il mondo ruota e continuamente si trasforma.
Del mondo umano, invece, temo l'invidia, la gelosia, la malignità di chi vorrebbe veder scomparire il sorriso dal volto altrui. Temo la grettezza d'animo di chi biascica: "Eh, goditi questi momenti, che tanto mica durano per sempre", di chi, davanti alla felicità altrui, inizia a snocciolare disgrazie e sciagure finchè non è riuscito a cancellare ogni ombra di allegria dal volto del suo interlocutore. Perchè, a livello sottile, questi soggetti nefasti possono davvero modificare, in negativo, il mondo materiale (detto un pò grezzo, portano una tigna micidiale).
Insomma, chiedetemi se sono felice, in questo lunedì mattina.
Mai una gioia. Profonda depressione. Passatemi uno Xanax.

mercoledì 11 giugno 2014

TRACCE

Qualche mese fa sono entrata da Norman per un caffè veloce.
Mi aspettavano degli amici, volevano presentarmi una persona. Io adoro il bar Norman. E' in una via centrale di Torino, e ha alcuni tra i più strepitosi lampadari di cristallo al soffitto.
Io quei lampadari li conosco a memoria. Diecimila anni fa, quando ero una giovane studentessa che lavorava per pagarsi Psicologia, a volte facevo la commessa in un negozio che restaurava lampadari di cristallo. Le due vetrine erano completamente invase dai due lampadari di Norman da restaurare, bellissimi nella loro algida e pura lucentezza. Quando arrivava la sera e li accendevo, il cristallo sfaccettato nei colori dell'arcobaleno mi teneva compagnia, nelle lunghe serate invernali in cui rimanevo in negozio da sola.
Così, entrare nel bar e  ritrovare i miei amici di cristallo a salutarmi, dopo averli persi di vista per circa dieci anni, mi ha scaldato il cuore.


Al tavolo mi è stata presentata una osteopata sui cinquant'anni, dall'aria serena, il volto sorridente, il corpo minuto e asciutto.
Tra un caffè e un dolce, non so neanch'io come mai, a un certo punto, anche un pò bruscamente, mi sono fermata, l'ho guardata negli occhi e le ho detto:
"Sai che c'è una cosa che ancora non ho capito del corpo umano? E' una cosa che mi sfugge. A volte i miei clienti mi chiedono di dare un'occhiata anche alla loro salute, con le carte. Ovvio, la prima cosa che consiglio è un accertamento medico, a mio parere la cartomanzia non può sostituirsi all'analisi medica. Così, giusto per dare un'occhiata ai punti di forza e debolezza del loro organismo, prendo alcune carte. E ho scoperto una cosa bizzarra. Esistono alcuni malesseri che lasciano il segno.
Possono essere passati vent'anni, ma loro hanno lasciato una traccia indelebile, come le striscie di un 4X4 sulla neve immacolata, come una cicatrice, come una grossa X tracciata con un pennarello rosso. Con le mie carte, questi malesseri mi compariranno come attuali, anche se sono trascorsi decenni e la persona, per prima, sembra averli dimenticati. Forse la mente dimentica, mentre il corpo no. E quel segno sottile viene rilevato dalla veggenza, o dal tocco esperto di una mano."
Anche l'osteopata annuiva.
Non so per quale motivo sia così, ma a me capita spessissimo con due malesseri in particolare. Ed è raro che mi sfuggano. Il primo, è il male del secolo. Spesso ho difficoltà anche a nominarlo. La proliferazione di cellule impazzite, il cancro silenzioso e strisciante. Possono essere passati vent'anni, la mia cliente può esserne totalmente guarita, con un intervento chirurgico e con le terapie, ma le mie carte lo rileveranno come se fosse ancora lì, come se avesse lasciato un marchio in quel corpo. Forse è davvero così, si rimane segnati da questa esperienza, nulla tornerà più come prima. Sopravvivere reca con sè un dono prezioso: il valore della vita. Che prima si dava quasi per scontata.
Il secondo malessere che, ho riscontrato, rimane per sempre, è l'aborto. Quando una donna ha abortito, anche se tantissimi anni prima, ed anche se in seguito ha avuto altri dieci figli, a livello sottile resterà una traccia. Nuovamente indelebile. Senza addentrarmi in giudizi etici e morali, vorrei capire perchè questi due pesanti avvenimenti lasciano una traccia. Forse quando si ha a che fare, in maniera così vivida e vicina, con la morte, se ne rimane in parte macchiati. Segnati, diversi. Anche se indosseremo i vestiti più colorati e il sorriso più allegro, qualcosa di noi non tornerà più uguale a prima. Come aver varcato una porta che si è chiusa alle nostre spalle. Non saprei come altrimenti interpretare il fatto che se una mia cliente mi chiede della sua fertilità, e anni fa ha abortito, quella cosa mi comparirà dalle carte come se fosse appena successa.
E se una sopravvissuta da un tumore mi chiederà genericamente della sua salute, senza avermi accennato a niente, a me quell'orrenda malattia comparirà come se non fosse ancora stata sradicata.
Come si può tornare ad essere nuovamente puliti come cristalli luminosi e sfaccettati?
Senza tracce di sofferenza sul corpo? Chissà, forse sarebbe come chiedere ad un veterano di guerra di cancellarsi i segni dei proiettili con la chirurgia plastica.
In questo mondo dove solo il bello, il perfetto, l'incontaminato sembrano esistere, imparare ad accettare le tracce del proprio dolore è una delle principali conquiste spirituali.