venerdì 20 dicembre 2013

CONSEGNA ALL'EDITORE

Chi ha mai provato a scrivere un libro, sa di cosa parlo. Quel delicato e apocalittico momento in cui si intende consegnare ad un editore il proprio manoscritto. Io sono metodica in questo, ogni anno, a Natale, il mio editore si trova sotto l'albero il mio ultimo libro scritto.
Così, tra una fetta di panettone ed una tombolata coi parenti, si ritrova a trascorrere in serena amenità le Feste sfogliando il mio libro. E ovviamente è raro che siano libri di tenore natalizio. Me lo immagino, l'anno che gli ho consegnato la copia di "Voodoo e Candomblè", a doverlo nascondere agli occhi indiscreti di qualche zia bigotta e cattolicissima invitata per la messa di mezzanotte. Con l'ultimo nato, "Vampiri", probabilmente il titolare di Aradia Edizioni avrà percepito un'atmosfera dissonante, a leggere di bare soverchiate e defunti impalettati e a sorridere soavemente, pochi istanti dopo, a qualche parente incartapecorito.
Che poi, i giorni precedenti alla consegna, per me sono un delirio. Intanto, devo stampare il libro. E ogni anno, curiosamente, fotocopiatrici e stampanti si inceppano dopo la terza pagina. Probabilmente non tollerano quel guazzabuglio di Loah, Arcangeli e invocazioni varie. Dopo averlo stampato, inizia la parte più tediosa. Sì, perchè tutti si immaginano lo scrittore colto dal fuoco creativo, che scrive di getto. Pochi sanno che lo scrittore, una volta terminato il sacro fuoco creativo, deve rileggersi tutte le pagine per correggerle. Una noia mortale. "Suoi" diventa "Buoi", "Hierophantes" diventa "Elephante" e via dicendo. Il correttore automatico di Word non aiuta certo. Ultimamente ho scoperto che quelle che vengono da me definite "magagnette" hanno pure un termine tecnico, si chiamano "refusi".  E in lingua serba, vengono chiamati, giustamente, "diavoletti". Un giorno proverò ad aspergere i miei manoscritti con l'acqua santa, nella segreta speranza che gli errori ortografici, grammaticali e sintattici spariscano magicamente da soli. Molto più probabilmente, il mio editore si ritroverà sotto l'albero un manoscritto bagnato fradicio e illeggibile. Non esiste refuso che sopravviva all'acqua santa, in effetti.
Che poi, ho pure un cattivo rapporto con la E maiuscola accentata. Io solitamente faccio la E maiuscola e poi ci aggiungo l'apostrofo. Che secondo me è perfetto. Secondo Word, il mio editore e il resto del mondo, no. Sto cercando di migliorare.
Comunque, se per l'equinozio di primavera mi vedrete sfornare un altro libro, sarà perché anche quest'anno, per le Feste, un editore ha deciso che a Natale siamo tutti più buoni.


Marco Donatiello Photographer

venerdì 13 dicembre 2013

L'ALBERO DI NATALE



Anche in questa famiglia di esoteristi si festeggerà il Natale. Chiamatelo Yule, Solstizio d'Inverno, o come volete voi.
Esiste però un'ardua e silenziosa lotta tra il capofamiglia, personificato nella figura di Andrea, il titolare della libreria Esotericamente, e la sottoscritta. Perchè, dovete sapere, io ADORO smodatamente tutto ciò che è luccicoso, brillante e un pò pacchiano. Quindi, l'Albero di Natale rimane la mia massima rappresentazione artistica. Neanche i quattro libri che ho pubblicato negli anni precedenti possono reggere il confronto.
Mio marito è il mio esatto opposto. In una sorta di totale austerità saturnina, non vuole mettere neanche una becera decorazione in negozio. Figuriamoci a casa. Negli anni passati addobbavo un pò la vetrina, ma era tutto un lamento. Per giustificare un piccolo festone argentato di 50 cm. avevo dovuto sperticarmi in esigenze di marketing e di aumento delle vendite, legate al momento in cui il cliente, alzando gli occhi al soffitto, si sarebbe ricordato che il Natale era vicino e avrebbe raddoppiato gli acquisti.
Misteriosamente, l'anno successivo il piccolo festone argentato è andato perduto, negli anfratti del negozio (me lo vedo, eccome se me lo vedo, mio marito che trascina l'indifeso festone fino all'immondizia più vicina...).
Quindi, sul negozio ormai mi sono arresa. Rassegnatevi: non ci sarà neanche una lucina o un piccolo alberello di Natale.
La mia vendetta però giunge inesorabile tra le quattro mura domestiche. Quello ormai è il mio regno indiscusso.
Quindi anche quest'anno, come da tradizione, ho addobbato il mio albero di Natale.
Alto 2 metri da terra (non scherzo), munito di ogni confort: palline dorate, argentate e rosse, due serie di lucine colorate e bianche, stalattiti di cristallo, perline rosse e oro.
La gioia degli occhi per il mio gatto. 





Che poi, in realtà, fare l'Albero di Natale ha un suo perchè anche esoterico, sapete?
Alla base dell'albero natalizio stanno gli antichissimi usi, presso varie culture, di decorare i vari Alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, nonché la credenza che le luci che li illuminavano corrispondessero ad altrettante anime. Egualmente venivano ornati anche i vari Alberi Cosmici con simboli del Sole, della Luna, dei Pianeti e delle stelle. In particolare l'abete era l'albero sacro a Wotan, potente dio dei Germani.
Nel Medioevo i culti pagani vennero intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l'albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e rappresentato come un giardino voluto da Dio sulla terra.
L'uso moderno dell'albero nasce secondo alcuni a Tallin in Estonia, nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella.

Inoltre, vi siete mai chiesti la tradizione che si nasconde dietro al puntale che viene messo in cima all'albero? Chi ha letto il mio ultimo libro, "Vampiri", sa bene che nelle tradizioni religiose e magiche, di ogni parte del mondo, le punte hanno sempre avuto un potere protettivo, difensivo rispetto alle basse entità del piano astrale.  Quale simbolo migliore da mettere a protezione di una casa, nel suo punto più alto, disposto a sfidare il cielo? Un puntale, magari rosso, come il Dio Marte. 
Che il vostro albero di Natale diventi un talismano di luce all'interno della vostra casa. Decorato con angeli, biscotti o palline, con tutto quello che più vi fa sorridere  e vi scalda il cuore, quando tornate a casa. 
Ricordate che anche dietro a semplici gesti consumistici, come addobbare l'albero di Natale, esiste una antica tradizione magica.




martedì 3 dicembre 2013

IL MIO NUOVO AMICO IMMAGINARIO

Dovete sapere che a volte mi capitano delle crisi d'identità legate al mio ruolo lavorativo. Perchè sono una delle rare cartomanti torinesi (o forse l'unica) ad avere conseguito, parecchi anni or sono, una Laurea in Psicologia. Che poi, il docente con cui mi laureai non era il massimo del nome beneaugurale. Si chiamava Bara, ecco. Non scherzo. Però era quello con cui fioccavano di più i Trenta e lode, quindi, mi dissi, perchè non lui? Soffriva inoltre di una rarissima patologia di cui purtroppo soffro anch'io, in forma lieve. Quindi, probabilmente per spirito empatico, scelsi lui. Che tipo di misteriosa patologia condividiamo? Si chiama Prosopoagnosia. Già il termine fa paura, vero? Non è una forma di schizofrenia, bipolarismo o quant'altro. Tranquilli, la vostra cartomante di fiducia non è ancora diventata matta. Non ancora. Chi è prosopoagnosico, semplicemente, è meno fisionomista. Il che significa che, dopo un consulto di cartomanzia, in cui voi mi rivelate tutti i vostri più nascosti peccati, e dopo aver ricevuto la mia pronta assoluzione, uscite dal mio studio, se dopo qualche giorno mi incontrerete per strada, dal macellaio o dal fruttivendolo, io non vi riconoscerò.
Proprio così. Posso sembrare snob, o con la testa tra le nuvole, ma se non vi saluto per strada è perchè, semplicemente, non ho riconosciuto il vostro volto. Il chè se ci pensate è molto comodo, i vostri più turpi e ignominosi racconti non verranno mai collegati al vostro volto, a meno che non diventiate mie clienti abituali, e lì ci rideremo sopra insieme, davanti ad un caffè al bar.
Per ovviare al mio inconveniente di scarsa fisionomia, e trovare sempre nel mio studio un volto familiare e amico, mi sono fatta un piccolo regalo. Un amico immaginario. Che fa molto sanatorio mentale degli anni '70, prima della legge Basaglia.
Una testa di Frenologia.
Oggi parlo complicato, lo so. Prima con "Prosopoagnosia", ora con "Frenologia".
La Frenologia (dal greco phren = mente e logos= studio) è una dottrina  secondo la quale le singole funzioni psichiche dipenderebbero da particolari zone o "regioni" del cervello, così che dalla valutazione di particolarità morfologiche del cranio di una persona, come linee, depressioni, bozze, si potrebbe giungere alla determinazione delle qualità psichiche dell'individuo e della sua personalità.
Questa testa,  fabbricata in porcellana  craquelé,  è copia del modello risalente al 1860, eseguito per ordine  del famoso frenologo  Dott. Fowler, ed era strumento di lavoro per i medici dell'epoca.
I seguaci della Frenologia erano per lo più persone di idee avanzate, per l'epoca, che credevano nella perfettibilità dell'uomo, pensavano che conoscendo il suo carattere attraverso un esame craniologico, ne avrebbero consentito la trasformazione ed il miglioramento. Tranquilli, non intendo stare a scrutare le vostre bozzette e gli avvallamenti sulle tempie per tentare di comprendervi meglio.
Ho un'anima junghiana, preferisco appoggiarmi agli Archetipi dei Tarocchi per questo.
Però, avevo bisogno di un amico immaginario, tutto qui. Ora devo dargli un nome, mi date qualche consiglio?
L'unica cosa difficile è trovare il posto giusto per lui, nello studio.
All'inizio, l'avevo posizionato di fianco a me. Le occhiate timorose di un paio di clienti mi hanno fatto comprendere che era un pò troppo inquietante, lì a fissarvi torvo con tutti i suoi strani nomi scritti sulla testa.
Allora l'ho spostato di lato, su un tavolino dove si appoggia la borsetta. Lì era lui, il mio amico immaginario col suo cranio frenologico, a guardarmi torvo, quasi a dirmi "Ma ti sembro forse un appoggiaborsettaaa???".
Insomma, sto ancora cercando il nome di battesimo e il posto giusto per questa pesante testa di ceramica. Si accettano suggerimenti. E se volete emularmi, lo trovate in vendita presso Esotericamente, per una trentina di euro.