martedì 10 settembre 2013

LA MANDRAGORA




Le persone normali, sui davanzali sfoggiano gerani. Begonie, ficus, potus.
Tutto un fiore e un profumo, una gioia alla vista. Sul nostro balcone, giustamente, per non farci mancare niente ed essere sempre un passo avanti, cresce la Mandragora. In grossi vasi profondi, pieni di terra scura, la radice magica dalle umane sembianze si nutre per aprire al sole grandi foglie verdi.
La Mandragora è la Signora, regina e assoluta protagonista, della magia delle radici. Questo culto ha origini antiche: si pensava che le radici con proprietà magiche si trovassero nei luoghi dove si seppellivano i morti, o dove era rappresentato il mondo sotterraneo, e che fossero mediatrici tra la vita e la morte.
Fin dall’antichità, si riteneva che la Mandragora avesse poteri miracolosi. L’impiego magico era diffuso soprattutto nel Medioevo, forse a seguito delle conoscenze che i Crociati portarono in Europa al ritorno dalla Terra Santa. Il fatto che la radice avesse forma umana dimostrava di per sé le sue innumerevoli proprietà, soprattutto magiche.
Gli Assiri impiegavano il fumo della radice bruciata come esorcismo, soffiandolo sul corpo della persona da guarire, per cacciare il male. Un uso simile si riscontra tuttora in Armenia, dove si brucia la radice per allontanare gli spiriti malvagi.
Fin dai tempi biblici, in Israele la radice della Mandragora era nota come amuleto per rendere fertili. Flavio Giuseppe (ca 37 - 102 d.C.), nel De bello judaico, riporta un uso magico della Mandragora, probabilmente derivati dagli Esseni, presso cui visse un periodo:
“Nonostante tanti pericoli, questa pianta è molto ricercata per una qualità unica: solamente avvicinandola espelle subito dagli infermi i cosiddetti demoni, cioè, gli spiriti degli uomini malvagi che si introducono nei vivi e li uccidono, se non li si aiuta”.
Si riporta, inoltre, che Alessandro Magno conquistò l’Oriente grazie al potere magico della Mandragora.
Fin dall’antica Grecia, la radice della Mandragora era considerata come un essere in forma umana e lo stesso Pitagora (570 - 504 a.C.) la denominava anthropomorphon, cioè “a forma di uomo”. Proprio nell’antica Grecia, la Mandragora, soprattutto la radice, era ritenuta la pianta per eccellenza di Ecate. Il cane era l’animale da dedicare a Ecate durante la raccolta della radice, per esempio a Eleusi, Argo ed Egina.
Nel suo giardino magico “crescevano abbondantemente le mandragore”, come riportato nelle Argonautiche Orfiche (II secolo d.C.), e si può supporre che il potere di Ecate fosse esercitato proprio attraverso le proprietà della pianta. Non solo, secondo C. Müller-Ebeling e C. Rätsch, probabilmente Ecate stessa poteva essere evocata attraverso l’uso della Mandragora.
La Mandragora era anche la pianta di Circe e Medea.  A causa dell’associazione con Ecate e Circe, la radice di umane sembianze divenne una pianta demoniaca e infernale fin dal primo Cristianesimo.
La Mandragora è ancora attualmente utilizzata nella odierna magia naturale, è prezioso l'olio che da lei si ricava. La radice stessa, a livello ritualistico, è anche un ottimo sostituto della dagida,  la creatura di cera di forma umana.
Alcune credenze vogliono che la Mandragora debba essere nutrita con latte e sangue. La nostra, fortunatamente, cresce rigogliosa pur con semplice acqua, anche se non intendo indagare eccessivamente sulle cure che vi presta mio marito.
Per chi volesse cimentarsi, non è troppo difficile da far venire su. Conviene piantare però molti semi. Adora il sole e il caldo; d'inverno, ama stare sopra un davanzale vicino al termosifone. Più le si parla, più cresce rigogliosa e resistente.
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2 commenti:

  1. Brava, ottima pianta da coltivare. Io da tempo, mi dedico oramai solo alle mie amate rose per svariati motivi. Ma posso aggiungere una curiosità! Da fumatore di pipa sono entrato in possesso di due ciocchi di Mandragora per farci una pipa. Ma come dei ciocchi? Si! Mi hanno raccontato che se un insetto punge la pianta questa emette un'escrescenza che si solidifica e diventa legnosa!!! Ovviamente sono pipe che fumo solo in particolari occasioni e con molto ripsetto. Ci sarebbero da dire molte, molte altre cose ma chiudo sottilineando l'importanza di parlare con la (le) pianta (piante). Ancora complimenti.

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    1. Che meraviglia! Due pipe ottenute con legno di mandragora, sono davvero due pezzi unici!

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