domenica 2 giugno 2013

IL LUOGO DEL CUORE


Ognuno di noi ne ha uno.
Un luogo suo, che lo rappresenta, che lo fa sentire a casa.
Può essere un luogo dall'altro capo del mondo, che abbiamo magari visitato una volta sola, e in cui abbiamo lasciato un pezzetto di anima.
Oppure è un luogo quotidiano, dove trascorriamo molto tempo, che si è impregnato delle nostre abitudini e della nostra essenza.
Non fa la differenza per quanto tempo ci abbiamo soggiornato.
Lo sappiamo, lo sentiamo. E' il nostro luogo. Lo sarà sempre. Parla di noi, ci descrive, ci assomiglia, cura le nostre ferite, ci fa sentire in pace con noi stessi e con l'universo.
Non ditemi che non ne avete uno. Tutti hanno un luogo così. Solo che a volte se lo dimenticano. Poi basta un'immagine, una cartolina, un profumo, un dialetto, e il nostro luogo ritorna prepotentemente nel cuore.
Oggi, per una serie di incombenze e circostanze, io sono nel mio posto.
E' il luogo dove sono nata.
Ve lo descrivo. Una distesa di sabbia nera, su cui scivola un mare inquieto, sempre sospinto dal vento. Sulla spiaggia scura, come in un cielo notturno, spiccano centinaia di conchiglie bianchissime. Quasi sempre il cielo è limpido, senza nuvole, e tira vento. Vento a volte freddo e crudele, che prende il nome di tramontana.
Il profumo della pineta è penetrante, e rimane a lungo nella mente. Gli aguzzi e secchi aghi di pino lastricano la terra.
La gente parla un accento caldo e bellissimo, e dimentica di pronunciare correttamente la lettera "C".
Sono rilassati, sorridenti, ospitali e attaccano bottone facilmente. Vogliono parlare, condividere.
Oggi stavo passeggiando sul lungomare, e una signora era nel suo cortile, pieno di gabbiette di pappagalli. Mio figlio è subito andato a guardarli, lei gli ha aperto la porta, lo ha fatto entrare. In meno di cinque minuti, io sapevo metà della storia della sua famiglia, lei metà della storia della mia.
La piazza centrale, il cuore della mia piccola città, ha una scala a chiocciola di metallo, che termina nel vuoto, sul cielo, sull'infinito, davanti al mare burrascoso. Sembra una visione onirica. E in effetti, spesso  la sogno, quando sono lontana.
Per me è quasi un rito, quando sono lì, salire in cima alla scalinata, accarezzata dal vento, e lanciare i miei pensieri nel mare. Poi scendo e raccolgo più conchiglie possibile sulla spiaggia, ne riempio la borsa e le porto nella grigia e fredda Torino. Oppure tappezzo la casa di pigne della pineta, che di solito colano ancora resina ovunque, per la gioia di mio marito.
Oggi sulla spiaggia mio figlio ha anche trovato un riccio di mare.
Questo è il mio posto. Sono andata via da lì che ero ancora piccola. E, fin da piccola, ne ho sempre sentito il richiamo, la mancanza. Ovunque io sia, ovunque io vada, porto la piccola Cecina nel cuore.

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