venerdì 28 giugno 2013

COME VI IMMAGINATE DA VECCHI?


Ecco, questa immagine ha sempre avuto il suo fascino, per me.
C'è stato un periodo che la cercavo pure come poster da appendere in camera. Perchè?
Perchè rappresenta esattamente come immagino la mia vecchiaia.
L'ho giurato a me stessa. Non sarò una di quelle madamine che organizza le vendite per beneficenza sul sagrato della chiesa. Non sarò una di quelle vecchie matrone sedute sulla panchina, o in posta, o sul pullman, che non aspettano altro che attaccare bottone con giovani sconosciuti per lamentarsi del caldo o del freddo.
Non sarò una di quelle malate immaginarie che trascorre metà del suo tempo in ospedale o dal medico della mutua. Spero che la salute mi sostenga, quello sì. Inoltre, mi chiedo se, per quando io sarò vecchia, esisterà ancora, il medico della mutua.
Non so dove stia andando l'Italia. So che gli italiani, gradualmente, scompariranno. E' una semplice constatazione basata su un calcolo demografico. Ho già messo in conto che probabilmente mio figlio sposerà, sempre che l'istituzione del matrimonio vada ancora di moda tra 30 anni, dicevo, sposerà una ragazza straniera, oppure i cui genitori lo sono.
Se considero il fatto che all'asilo mio figlio è l'unico italiano figlio di italiani, su venti bambini, il calcolo è presto fatto.
Come mi immagino da anziana? Non troppo diversa da ora, in effetti. Con qualche ruga, qualche acciacco, qualche ossessione in più. Con qualche ricordo e qualche nome in meno dentro la testa.
Una cosa la sò con certezza: continuerò a fare l'esoterista.
Non tanto per avere un gruzzolo da parte (anche se nella pensione statale non confido assolutamente...).
Quanto per riempire la vita. Per sentirmi ancora utile. Per mettere in campo l'esperienza di mezzo secolo.
Sarò una vecchina, un pò bisbetica e sorda sicuramente, che farà le carte a stuoli di giovani ragazze dagli occhi umidi e dalla situazione sentimentale incerta.
Cambieranno pure i tempi, ma certe cose non cambieranno mai.
L'amore farà soffrire, ora come allora; il futuro sarà incerto e nebuloso.
Ci sarà sempre bisogno di una voce amica che tenta, con un giro di carte e qualche trucchetto, di conoscere e migliorare l'avvenire.
Non so dove sarò, anche se mi sono sempre immaginata in un paesino di mare. L'aria di mare fa bene ai vecchi, d'altronde.
Non so neanche con chi sarò. Mi auguro di essere ancora circondata dai miei affetti più cari. Spero di essere accompagnata nell'ultimo tratto della vita da tutti loro.
Questa è la mia vecchiaia. Voglio chiudere gli occhi con un mazzo di Tarocchi appoggiato sul comodino, e una brezza marina che entra dalla finestra, agitando lunghe tende bianche.
E la vostra vecchiaia, come la immaginate?

mercoledì 26 giugno 2013

QUANDO SOSTITUISCO MIO MARITO


Marco Donatiello Photographer

E' un evento estremamente raro, ma in alcune circostanze mi trovo a sostituire mio marito in negozio. Per i poveri, meschini e tapini che non se lo ricordassero, mio marito è il titolare della libreria Esotericamente di Torino.
Ogni volta che mi trovo nel suo negozio da sola mi succede di tutto. Premetto che, anche se sono dieci anni che gli chiedo di prepararmi un catalogo coi prezzi aggiornati, esso è ancora una lontana utopia.
Quindi, prego sempre con fervore che non mi entri in negozio qualcuno che vuole acquistare un pendolino o un calderone. Libri. Chiedetemi libri. Di cui sapete già il contenuto e l'ubicazione nello scaffale. Il prezzo poi va da se, è facile, è scritto sul retro di copertina. Se proprio volete farmi felice, comprate i miei di libri, ecco. Di quelli conosco vita, morte e miracoli e sono vicino alla cassa.
Invece, appena rimango da sola entrano i casi difficili (per me, non per mio marito). Una signora che vuole un crisoberillo giallo grezzo. Un'altra che mi chiede un libro che la sua vicina di ombrellone leggeva l'estate scorsa, che parlava di magia e aveva la copertina arancione. (Sconosciuto ovviamente autore, titolo e casa editrice).
Sono qui in negozio da venti minuti ed è già entrato un corriere a ritirare un pacco e il commerciale della casa editrice "Terra di Mezzo" a fare la spunta dei suoi libri in negozio. Povera anima gentile, è di là da solo nell'altra stanza che scartabella e  cerca i suoi libri, sparpagliati con un sistema che solo mio marito capisce. Anzi, è emerso ora. Sembra sia riuscito a cavarsela, mi ha pure lasciato un pacco di caramelle in omaggio. Beh, sostituire mio marito ha i suoi lati positivi.
Solitamente, i clienti di passaggio dal negozio, appena vedono che ci sono io alla cassa si precipitano ad acquistare. Se avevano preventivato di comprare un incenso in bastoncini, escono con incenso, brucia incenso, carboncini e un libro sugli incensi. Perchè? Mica perchè riesco a vendere meglio di mio marito. Neanche per il fatto che una bionda dietro la cassa aumenta le vendite. Il fatto è che io non conosco sempre i ricarichi della merce. Così, inizio a proporre sconti fenomenali. Deve essersi sparsa la voce. Quando poi torna mio marito e scopre che arrotondamenti ho fatto, cade nello sconforto più totale.
Immancabile, proprio ora un gruppo di ragazzine mi ha chiesto quattro pentacoli da portare al collo. Ovviamente, la chiave della teca in cui sono esposti se l'è portata dietro mio marito.
Una volta, è entrato il tipico gruppetto di ragazzi trentenni single, miscredenti. I classici che entrano per farsi due risate, con la scusa che uno di loro ci crede per davvero e deve fare compere.
Hanno iniziato a guardare i riti esposti e scherzando dicevano "Guarda, quanti riti Voodoo, è tutta magia nera!". Io ovviamente sorridevo amabilmente mordendomi la lingua per non parlare. Quando il più temerario si è rivolto a me, chiedendomi come mai tenevamo tanti riti di magia nera, sono esplosa. E' partito un pippone di dieci minuti sul fatto che sono l'autrice di "Voodoo e Candomblè", libro che avevo scritto col preciso intento di sfatare i comuni pregiudizi, che il Voodoo è una religione, non è magia nera, e il termine "Voodoo" stesso, in idioma africano, significa semplicemente "Dio". Sembravano aver compreso pienamente. Mi hanno chiesto, sempre trattenendo le risate, se esisteva un talismano per far tornare una ex. Gli ho risposto "Sì, si chiama Facebook". Dopo aver riso e scherzato, hanno comprato un pendolino e sono usciti.
Qualche giorno dopo, mio marito ha detto di aver sentito quattro ragazzi sui trent'anni che parlavano tra di loro, guardando le vetrine: "Sì, il titolare è una brava persona, un bonaccione. Ma devi vedere lei, la ragazza, eh, lei si vede proprio che fa magia nera...".
Uff, che fastidio. Io non pratico magia nera.
Penso che stasera li maledirò sacrificando un caprone scuro a Mammon.


lunedì 24 giugno 2013

HANDFASTING

Ieri, equinozio d'estate, ho preso parte ad una bellissima cerimonia: un Handfasting.
Che cos'è? Un Handfasting è una bellissima cerimonia spirituale che affonda le sue radici nel revival celtico e che oggi viene regolarmene celebrata nella Wicca da coloro che desiderano unire le proprie vite e le proprie anime sotto la protezione della Natura. Letteralmente infatti, Handfasting significa "legare le mani". Ed è infatti attraverso il legamento delle mani dei promessi sposi che essi si giurano amore eterno ("non è la morte che divide, ma la mancanza dell'amore"). La cerimonia viene officiata da due Sacerdoti, uomo e donna, che simboleggiano l'eterno equilibrio su cui tutta la Natura regola le sue leggi, e viene celebrata all'interno di un Cerchio, simbolo della ciclicità del tempo. A guardia di questo Spazio Sacro, vengono richiamate le Forze Primarie della Natura: i quattro Elementi di cui tutto è composto: Aria, Fuoco, Acqua e Terra. Ed infine, a benedire e vegliare sulla giovane coppia, vengono invocati i principi Maschile nella forma di un Dio e Femminile nella forma di una Dea.
Nella cerimonia di ieri, il Dio era Toth, antica divinità egizia della luna, della sapienza, della scrittura, della Magia, misura del tempo e della geometria. Viene rappresentato come un ibis, un uccello che vola sulle rive del Nilo, oppure come un babbuino.
La Dea era Iside, regina della Magia e della fertilità, Dea dai mille nomi. Ampiamente descritta nel mio primo libro: "I Sette Poteri":
"Emblema della sposa fedele che abbatte gli ostacoli della morte, questa divinità ha assunto i toni della madre affettuosa. Accanto, però, a questo aspetto più umano e terrestre, Iside è stata connotata con forti tonalità magiche, diventando una dispensatrice di miracoli, in particolare in direzione di donne e bambini."
Insomma, con due Divinità di questa portata, la cerimonia ha assunto un tono molto vibrante e coinvolgente.
La sposa, Cristina, avvolta in un lungo mantello bianco, era bellissima. Diafana, dai lineamenti delicati e gli occhi ambrati, sembrava davvero una statua di Iside, riscossa dal lungo torpore ed emersa dall'anfratto dimenticato di qualche piramide, pronta a raggiungere il suo sposo dall'altra parte del mondo. Enzo, suo marito, era davvero emozionato, infatti ad un certo punto ha perso le parole. Ho trovato questo suo smarrimento una cosa molto carina, penso che sia un ragazzo molto devoto alla sua sposa, da ogni suo gesto traspariva un grande amore per lei.
Quello che davvero mi è piaciuto di più è stato il giuramento:
"Per il seme e la radice, lo stelo e la foglia, la gemma il fiore e il frutto,per la vita e per l'amore, io ... prendo te ... nella mia mano, nel mio cuore e nel mio spirito, dal sorgere del sole al corso delle stelle, né la morte potrà separarci perché nel tempo noi rinasceremo nello stesso istante e nello stesso luogo, e ci incontreremo, conosceremo, ricorderemo e ci ameremo ancora."
In effetti lì quasi tutte le donne avevano gli occhi lucidi di commozione...
Al termine della cerimonia, c'è stato un banchetto, dove sono stata ampiamente presa in giro per essermi appropriata di una bottiglia di Sangue di Giuda. Penso di averne bevuto così tanto che a un certo punto sentivo le tasche pesanti, dovevano essere i trenta denari... Sempre per colpa di quel vino traditore, i miei ricordi ricominciano dal mio viaggio di ritorno in macchina, mentre scioglievo i nodi della bomboniera con le rune e mangiavo i confetti... Devo aver ballato qualcosa di country in un prato, suppongo... Ricordo inoltre che uno dei partecipanti ammoniva i presenti di non finire la bottiglia di vino altrimenti sarebbero incorsi in una mia maledizione.
Sangue di Giuda, è l'ultima volta che ti bevo.
Enzo e Cristina, vi auguro un luminoso ed eterno amore.


venerdì 21 giugno 2013

FONDI DI CAFFE’



Oggi una mia allieva del corso di Magia mi ha chiesto se leggo anche i fondi di caffè.
Devo aprire un ridicolo capitolo della mia vita. Era l’estate di circa otto anni fa.
Avevo appena iniziato ad apprendere il Corso di Arti Divinatorie. Facevo già i Tarocchi da tempo, ma volevo regalarmi un approfondimento sugli Arcani Minori. Incluso nel corso, c’era anche la Caffedomanzia, ovvero la lettura dei fondi di caffè, e la Cristallomanzia, ovvero la lettura con la sfera di cristallo.
Era una torrida estate di tanti anni fa, e mi ero portata al mare in vacanza le dispense relative ai fondi di caffè. Avevo deciso di sfruttare quei mesi estivi per impratichirmi.
Ovviamente, avevo bisogno di una cavia. Ovviamente, mio marito si prestava come sempre ad essere la perfetta vittima sacrificale.
Pover’uomo, ricorda quell’estate ancora come un incubo. E perché mai, direte voi, che vuoi che sia una tazzina di caffè.
Ecco, molti pensano che la Caffedomanzia sia semplicemente una tizia un po’ strana che ti invita a bere un caffè al bar e da lì prevede il tuo futuro. Alcune signore fanno questo in effetti. La vera Caffedomanzia però risponde a regole ben precise. Intanto, necessita di un piattino e di una tazza di rame.
Poi, il caffè non dev'essere l’espresso del bar, dev'essere caffè turco. Ovvero, si lascia bollire, in un pentolino sempre di rame, un piccolo quantitativo di acqua. Quindi vi si versa sopra un cucchiaino di polvere di caffè turco. Si mescola e il gioco è fatto.
Altra cosa fondamentale, il caffè dev'essere rigorosamente senza zucchero, quindi amaro.
La cosa davvero comica è che, nel sistema di Caffedomanzia, ad ogni domanda sul futuro corrispondeva una tazzina di caffè (se caffè vogliamo chiamarlo). Immaginate le splendide vacanze di mio marito.
Dopo ogni pranzo io innocentemente gli domandavo: “Ti preparo un caffè amore?”. All’inizio ci cascava pure, e si ritrovava una strana brodaglia scura servita in una tazza ramata, con me dall’altra parte del tavolo ansiosa di prevedere il suo futuro.
Dopo la terza domanda (e quindi la terza tazza) iniziava lui a prevedere il futuro, delirando per colpa di una strana forma di disgusto e di intossicazione da caffè turco…
Scherzi a parte, dopo un po’ mio marito iniziò a preoccuparsi che volessi lentamente avvelenarlo. Perché il rame inumidito, se non perfettamente asciugato, forma una curiosa ruggine verdognola. Ecco, è altamente tossica, e può provocare la morte per ingestione. Fortunatamente, ero molto ligia alla pulizia della mia tazzina per divinazione.
L’estate trascorse così in modo ameno, e nell’autunno sentivo di padroneggiare perfettamente la Caffedomanzia. Ma funziona? Mi chiederete.
Funziona, anche se ho potuto scoprirlo solo a posteriori. In quell’estate, tra le tante domande di prova avevo chiesto anche che mi venisse descritto un mio conoscente di allora. Era un uomo che frequentava spesso il negozio. Chissà, magari un giorno vi parlerò meglio di lui. Sappiate solo che era un individuo pericoloso, il classico lupo travestito da agnello. Io non sono solita chiedere ai miei sistemi divinatori di indagare sui miei amici o conoscenti. Non mi sembra una cosa lecita o carina, mi sembra di invadere la loro privacy. In quel caso, chiesi al mio terribile caffè turco di descrivermi che tipo di persona lui fosse. Uscì una figura complessa. Era un uomo, di profilo, che fumava una pipa. Il fumo circondava tutta l’immagine. Non riuscivo a decifrare il senso di quella figura, così telefonai direttamente al mio insegnante per farmela spiegare.
Lui mi disse che il fumo era un segno di inganno, e che colui che fumava gettava in realtà fumo negli occhi di chi lo circondava.
Sul momento, pensai di aver sbagliato qualcosa nella lettura e non diedi peso al responso. Molti anni dopo, però, scoprii che quest’uomo era un truffatore di mestiere, con una lunga sfilza di denunce e di carichi pendenti sulla testa. Fortunatamente, è lontano da me, dalla mia vita e dal negozio da molto, molto tempo.
A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi prestato un po’ più fede a quella macchia di caffè, che mi stava svelando una cosa importante.
Riguardo alla lettura dei fondi di caffè, purtroppo non la effettuo come consulto al pubblico. Tra il caffè terribile e il rischio di ruggine tossica rischierei di perdere metà dei clienti e di beccarmi una denuncia dall’Asl.
Però mi sto organizzando per preparare un evento pubblico in un locale, una bella serata d’estate in mezzo ad un prato verde, circondata da candele, a leggervi i fondi di caffè.  Ricordatevi, quale che sia il futuro che il nero e amaro caffè turco vi rivela, vi consiglio di non ignorare i suoi messaggi.

giovedì 20 giugno 2013

MEDIANITA'



Marco Donatiello Photographer

Oggi voglio parlare di una pratica esoterica a mio dire pericolosa, ovvero la Medianità.
Non parlo del Channelling rivolto ad entità angeliche, spiriti guida e affini.
Mi riferisco alla classica seduta medianica con Planchette, o Ouija che dir si voglia.
E' la classica tavola su cui sono scritte le lettere dell'alfabeto, più alcune semplici e brevi parole. 
Serve per comunicare con i defunti.
Perchè reputo che sia una pratica pericolosa? 
Uno, perchè spesso l'entità che si mette in contatto con noi non è quella che cercavamo di contattare.
Due, perchè le entità sono molto restie a rivelare i numeri del Lotto. (Scherzo).
Tre, fondamentale, perchè nel corso delle sedute medianiche viene praticato il vampirismo, a livello sottile.
Partiamo dal primo assunto. Perchè se cerco di contattare la defunta Nonna Concettina, rischio di trovarmi davanti a Peppino, l'ex calzolaio di Catanzaro, che proprio non vuole andare verso la luce? (Ghost Whisperer docet). 
Riprendo in mano il mio ultimo libro pubblicato, "Vampiri", Aradia edizioni. 


"(...) In questo stadio, muore l’anima umana e nasce lo Spettro.
Richiamato costantemente alla sua esistenza terrena, egli infesta i luoghi frequentati in vita, e insidia chi lo ha saputo radicare alla materia.
Diverso è il discorso del Fantasma, semplice corpo astrale, svuotato dell’anima dopo la gloriosa uscita dal Baratro d’Ecate. Come un vestito pregno dei ricordi del defunto, queste spoglie si aggirano fluttuando nel piano astrale, in attesa di essere, col tempo, definitivamente dissolte. In alcuni casi, gli Spettri, gli Elementari e le Larve possono rivestirsi del corpo astrale, per semplicità definito Fantasma, e manifestarsi in sedute spiritiche, attingendo ai ricordi del defunto per fingere la sua identità e potersi nutrire della forte energia emozionale e psichica emessa dai partecipanti."

Quindi, in pratica, nel corso di una seduta medianica è facile che si manifesti un Fantasma, che, come anche la tradizione vuole, nasconde la sua vera identità sotto un metaforico lenzuolo bianco. Chi si cela sotto quelle vesti? Raramente si tratta del defunto che si voleva contattare. Più facilmente, si tratta di uno Spettro, ovvero un altro defunto, che ha preferito radicarsi alla materia e, famelicamente, viene ad attingere preziosa energia psichica dai partecipanti alla seduta. 
Tornando al mio terzo assunto, sottolineo quanto la medianità provochi una sorta di vampirismo "consenziente".
(Cito sempre "Vampiri", Aradia edizioni):

"Nel corso delle sedute spiritiche, avviene una sorta di tacito e occulto scambio energetico: lo Spettro che indossa le vesti (ovvero i ricordi) del corpo astrale di un altro defunto, può in effetti parlare con la sua voce e commemorare ogni evento del suo passato; per la gioia dei suoi cari che lo hanno evocato. In cambio, egli trae dai viventi la loro sottile energia psichica, creando, a lungo andare, anche vere e proprie ferite energetiche, temporanee, nella loro aura. Chi pratica frequentemente sedute medianiche, può facilmente sentirsi spossato, svuotato di ogni energia, come privo di volontà." 

Oltre a questo, il luogo in cui vengono effettuate spesso sedute medianiche, diventa, sul lungo periodo, una sorta di "portale" tra i due mondi, e le fameliche entità possono aggirarsi in tale sede anche molti anni dopo che si è smesso di praticare sedute spiritiche.
Quando qualche cliente in negozio si lamenta di avere negatività in casa, percepisce voci, rumori e ombre strane, la prima cosa su cui indago è se in quella abitazione sono state effettuate sedute spiritiche.
Una mia giovane cliente, con un bambino piccolo, era solita svolgere in casa sedute con una cadenza settimanale. Ha dovuto smettere, e buttare via la Ouijà, nel momento in cui si è resa conto che suo figlio percepiva chiaramente delle ombre nell'abitazione. 
I bambini piccoli hanno spesso fenomeni di veggenza, dal momento che non sono ancora stati tarpati dalla nostra razionale società. 
Io personalmente sono quindi poco favorevole alla medianità, per una serie di motivi. 
Se però avete una nonna da poco dipartita che, in fin di vita, vi ha promesso che contatterà una brava sensitiva per dare i numeri del Lotto, imbraccio la Ouija e vi raggiungo!

martedì 18 giugno 2013

A.A.A. DONNA STUPIDA CERCASI



Ieri ero in macchina con alcune persone, tra cui un mio caro amico, che mi ha esplicitamente chiesto di rimanere nell'anonimato. Il viaggio era lungo e abbiamo cominciato una curiosa conversazione.
Gli ho chiesto: “secondo te, se non avessi conosciuto mio marito, mi sarei sposata?”.
Ovviamente mi aspettavo una risposta del tipo: “certo, avresti avuto decine di altri spasimanti tra cui scegliere con chi convolare a nozze”.
Adoro fare questo tipo di domande per farmi fare i complimenti.
Invece la sua risposta mi ha ghiacciato: “No, non ti saresti sposata”.
Ho evitato di conficcare spilloni nella bambolina voodoo dedicata al mio amico, non gli ho inflitto la benché minima tortura fisica, uno perché era una strada piena di tornanti e avvolta dalla nebbia, due perché ero ansiosa di ottenere una spiegazione.
Io rimango sempre terribilmente affascinata dalle teorie maschili, mi sembrano perle di saggezza provenienti da un luogo misterioso e arcano: l’Altra Metà del Cielo.
Quindi, dopo la regola di Tommy sulla genetica, ampiamente descritta nel post precedente, oggi vi tocca il polpettone della legge del mio anonimo amico sul matrimonio. Me la sono fatta spiegare più e più volte, stupefatta e allibita, proprio per essere sicura di aver compreso ogni passaggio. Contate che il viaggio era lungo, e io spesso interrompevo con esclamazioni del tipo: “che maschilista”, “non ci credo”, “ma figurati”.
Allora, secondo questo mio amico, la percentuale di uomini intelligenti è molto bassa. Lui li definisce, per comodità, “uomini alfa”. La maggioranza dell’universo maschile celibe ricade al contrario in una sorta di popolo ottuso, molto distante dagli uomini “alfa”. Questo popolo ha però le idee molto chiare sul tipo di compagna con cui vivere insieme.
Uno, non deve essere superiore a lui in niente. Un uomo insicuro e poco intelligente, cercherà una compagna a lui inferiore. Soprattutto a livello di cultura. Quindi, dato che questo genere di uomini dal pensiero limitato difficilmente è arrivato alla laurea, cercherà una compagna che, possibilmente, non abbia superato il liceo.
La superiorità che questo uomo insicuro ricerca si manifesta anche col desiderio di una compagna remissiva, docile, ubbidiente, mansueta. Una donna con un lavoro e uno stipendio inferiore al suo. Se proprio deve lavorare, dato che c’è crisi in Italia. L’uomo insicuro preferisce la donna a casa.
E l’emancipazione femminile, il femminismo, la parità di diritti? – Chiedevo al mio amico.
Sembra che questa tipologia di uomo insicuro se ne sbatta altamente.
Altra cosa, viene ricercata anche una donna poco appariscente, che non dia nell’occhio, un po’ bruttina insomma. Magari anche inesperta nelle arti amatorie.
Arrivata a questo punto pensavo di essermi imbattuta in un universo parallelo. Cioè, fammi capire, una donna bruttina, che se ne sta tutto il giorno chiusa in casa a cucinare, illetterata e remissiva ha più facilità di farsi sposare di una bella gnocca, laureata, con un carattere brillante e che guadagna bene?
Parrebbe di sì. Per il semplice fatto che di uomini insicuri ce ne sono tanti. Uomini che devono già ubbidire al capo, in ufficio o in fabbrica che sia. E che quando tornano a casa, vogliono gustare un po’ di potere e di superiorità su un altro essere umano, in questo caso, la moglie.
Senza andare troppo lontano, la nonna di questo mio amico, quando lui era poco più che adolescente, gli consigliava: “Non sposarti mai una donna che sappia di latino…”, ovvero una donna che studia, che sta sui libri.
Forse l’Italia non si è ancora liberata completamente da questo maschilismo imperante che vuole la donna ignorante a casa.
Per carità, nessun uomo vuole al suo fianco la classica rompiballe. Ed è vero che più una donna studia, più diventa saccente, controbatte, non sta più zitta. Ma possibile che voi uomini preferiate uno zerbino ambulante ad una compagna che sappia farvi da spalla?

Comunque, per quelle diecimila ragazze che giusto quest’anno si sono laureate; e per quelle diecimila donne che lavorano guadagnandosi l'indipendenza, ricordo che esiste anche una percentuale di uomini intelligenti, sensibili, al passo coi tempi. Uomini che vogliono al loro fianco una donna intelligente, arguta, divertente, indipendente, bella come il sole e abile conversatrice, durante i lunghi viaggi serali, in macchina con la nebbia.

lunedì 17 giugno 2013

LA CODA IN POSTA



Voi credete che le esoteriste affermate vivano di una esistenza luminosa e scintillante, piena di eventi interessanti e persone originali. In linea di massima è così, però neppure io riesco a evitare una tediosa incombenza: andare in Posta.
Allora mi armo di santa pazienza e mi avvio verso il mio solito Ufficio Postale. Quando sono fortunata prendo il numerino, spesso l'erogatore dei numeri è rotto e c'è una fila che arriva fino in strada, dove tra l'altro sfrecciano le macchine e i vecchietti in attesa della pensione rischiano quotidianamente la vita.
I vecchietti. Sì, parliamone. L'Italia è un paese di vecchi, si sa. Gli over 65 sono il 20% della popolazione italiana e, curiosamente, quando decido di andare in Posta anche loro organizzano un Convegno sulle Disgrazie Mondiali proprio lì.
Una cosa che odio delle Poste è che non esistono finestre. Con la calura estiva e una concentrazione di anziani stipati a fare la coda in una misera stanzetta, iniziano i miasmi.
Che poi lo so, sono cattiva, neanche loro hanno tutta 'sta voglia di stare in coda per un'ora insieme a me. Tempo fa, appena laureata, avevo lavorato per un breve periodo (breve, perchè mi sono licenziata, non sopportavo il mio capo), dicevo, avevo trovato un lavoro presso le Onoranze Funebri Giubileo. Non immaginatemi a riesumare cadaveri per costruirmi la Magic Box Voodoo (richiede ossa di morto, sappiatelo). Ero lì per svolgere assistenza psicologica ai parenti dei defunti. Comunque, la cosa migliore di quel lavoro era la divisa.
Camicia e giacca su cui svettava, a chiare lettere, la scritta"GIUBILEO".
Ora, immaginatemi entrare in un ufficio postale pieno di anziani che quotidianamente si chiedono se rivedranno la luce anche il giorno successivo. Appena mi vedevano, si spostavano per farmi entrare. Si rivelavano gentilissimi. Era tutto un ossequio, un "Passi pure davanti, signorina, io non ho fretta."
 "Prego, prego, largo ai giovani!"
Ogni tanto, se mi voltavo di scatto come nel gioco "l'Orologio di Milano fa Tic Tac" ne potevo beccare qualcuno ancora con la mano sui gioielli di famiglia.
Confesso che, quando sono andata via dalla Giubileo, una camicetta con la loro insegna l'ho conservata. Nonostante le proteste di mio marito, che probabilmente pure lui è convinto che un pò di tigna la mandi.
La tengo per le urgenze improvvise, quando ho tre bollettini da pagare, due movimenti sul Libretto e la PostePay, tre raccomandate e due pacchi da spedire, e un bambino da andare a prendere all'asilo venti minuti dopo.
Cara, vecchia divisa della Giubileo. Se volete, ve la impresto. Vi assicuro che funziona.

sabato 15 giugno 2013

MA TU CI CREDI ALL'OROSCOPO?



Ogni tanto qualche cliente entra in studio da me con un grosso sorriso. Si siede e mi dice che ha letto il suo oroscopo, prima di venire da me, ed erano tutte buone notizie.
Oppure, un’altra cliente prima di iniziare il consulto premette di essere del segno zodiacale della Vergine, e che l’oroscopo del mattino le ha detto che avrà grande successo coi nativi dei Gemelli, segno zodiacale del suo grande amore.
Ora svelerò una cosa che vi stupirà, a meno che non siate già degli “addetti ai lavori”.
Io credo nell’Astrologia. Ma non credo nell’oroscopo.
Sembra un controsenso, una barzelletta, vero? Così non è.
Il fatto è che l’Astrologia, quella con la A maiuscola, quella fatta bene, fondata su faticosi studi durati anni, è molto, molto lontana dagli oroscopi che quotidianamente si leggono nei giornali o si ascoltano alla tv. Astra, Astrella, Branko, Sirio e Fox compresi.
Perché questo?
Quando dico di essere del segno dei Pesci, intendo dire, a livello astrologico, che al momento della nascita il mio Sole si trovava su quel segno zodiacale.
Noi però non siamo rappresentati solo da questo pianeta. Ogni pianeta che ci ruota attorno determina alcuni aspetti della nostra psiche, alcune sfaccettature della nostra personalità. Siamo esseri complessi, attorno a cui tutto l’universo gravita.
La Luna, ad esempio, non influenza forse le maree, le coltivazioni, il ciclo, le gravidanze? Studi recenti basati sulla criminologia ammettono un maggior numero di violenza e omicidi nel periodo di Luna Piena. La Luna governa le masse liquide. Il nostro corpo è composto, per oltre il 90% di acqua. È decisamente poco razionale non riconoscere che la Luna possa influenzare, in qualche misura, l’uomo.
E come la Luna, forse che gli altri pianeti del Sistema Solare sono da meno? Credete forse che i silenziosi e sconfinati pianeti che gravitano sopra le nostre teste non abbiano alcun effetto su di noi?
Comunque, non sono qui per convincere nessuno, ma solo per spiegare gli assunti di base dell’Astrologia.
Torniamo al nostro Sole di nascita. Io sono nata a Marzo, poco più di 20 anni fa. (Scherzo. Era per vedere se eravate attenti). Il mio Sole di nascita è in Pesci. La mia Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone invece no. Sono sparpagliati in altri segni zodiacali. E tra di loro, si mandano e ricevono aspetti positivi e negativi. Questo è importante in Astrologia. Se qualcuno di voi si è fatto fare un Tema Natale, sa di cosa parlo. Il Tema Natale è un semplice grafico che indica i Pianeti e i loro reciproci aspetti, nel momento in cui siamo venuti al mondo. Solitamente è raffigurato come un cerchio, suddiviso in dodici fette. Queste fette sono le Case Astrologiche. L’Ascendente rappresenta l’inizio della Prima Casa. Ognuna di queste Case ci parla di un differente aspetto dell’individuo, dal suo amore per i viaggi alle sue possibilità di contrarre un buon matrimonio nella vita.
Il segno zodiacale del nostro Sole di nascita è solo uno degli aspetti da prendere in considerazione. Spesso non è neanche il più importante.
Quindi, seppiatelo, il vostro oroscopo è decisamente riduttivo, incompleto, impreciso, mancante. Ciò non significa che non ci prenda. Qualunque calcolo probabilistico basato sulla realizzazione futura di previsioni generiche può spiegare il processo. Se volete conoscere l’Astrologia, fatevi fare un Tema Natale, uno studio su Transiti e Rivoluzioni Solari da un buon astrologo. Non ne conoscete neanche uno?  Mio marito è un bravissimo astrologo. Fine spazio pubblicitario.
Concludendo, so che tutti comprenderete ciò che ho scritto sull’astrologia.
Il mio oroscopo stamattina diceva che sono dotata di una comunicazione incisiva, e anche se affronterò persone in dissenso con me, le mie capacità verranno riconosciute e premiate…

venerdì 14 giugno 2013

LA VALIGIA


  • Oggi parliamo di una valigia. Non è però la classica valigia di chi sta per partire per le vacanze. Molte persone che conosco quest’anno salteranno le vacanze.
    Questa è una valigia un po’ speciale. La stanno preparando due mie amiche.
    E’ una valigia pesante come il piombo, piena di nostalgia per la terra natale e per gli amici, gli affetti, i legami che negli anni sono stati creati.
    È anche una valigia leggera come una piuma, leggera come la speranza di trovare un futuro migliore, leggera come un portafogli vuoto, leggera come chi non ha molto da perdere, senza ancore e radici profonde.
    Ecco, in questi giorni due mie amiche stanno preparando questa valigia.
    Una partirà per Dubai, l’altra per le Canarie. In questi paesi bellissimi e remoti, hanno un parente o un amico di famiglia disposto ad ospitarle e aiutarle a trovare un lavoro.
    Se socchiudo gli occhi pregusto il loro futuro.
    La mia amica in partenza per Dubai farà tanta gavetta, passerà almeno un anno a lavorare come una pazza in qualche multinazionale, tornerà a casa la sera distrutta ma si cambierà in fretta d’abito per uscire coi suoi nuovi amici nella sfavillante e ricca notte araba.
    La mia amica in partenza per le Canarie troverà un lavoro tranquillo, rilassante. Dopo anni trascorsi a lavorare di notte, in locali avvolti dalle tenebre, ritornerà a farsi abbracciare dalla calda luce del sole. Aiuterà sua zia a coltivare l’orto e deciderà col tempo se vale la pena di aprirsi un locale tutto suo, un ristorante, un bar, che ne so.
    L’Italia le avrà perse. Avrà perso due ragazze davvero in gamba. E io le avrò perse, insieme a lei.
    Tanti, tanti altri miei amici stanno pensando di partire. Non hanno ancora sistemato bene le cose, per ora è solo un’idea, un progetto lontano, ma ci stanno pensando.
    Se un ragazzo della mia generazione non ha messo su famiglia, non ha genitori anziani a cui badare ed ha sufficiente coraggio per ribaltare come un calzino la sua vita, deve partire.
    Le prime due azioni magiche con cui prendere in pugno la vita, ricordate? Volere, Osare.
    Io affondo le mie radici nell’Italia, tutto per ora mi lega qui. Appartengo a quella categoria di persone che piange all’aeroporto e installa Skype sul pc.
    Appartengo a quella categoria di persone che prega ogni sera che l’Italia si rialzi dalla crisi.
    Appartengo a quella categoria di persone che spera nella ripresa economica, nel ritorno degli amici lontani, che crede ancora nei miracoli insomma.

giovedì 13 giugno 2013

LA REGOLA DI TOMMY



Venerdì scorso, terminata la mia conferenza sul Vampirismo (che è stata un vero successo) mi sono recata nel locale del mio amico Tommy. Il luogo di svago per cartomanti esauste, che risponde anche al nome di Padiglione 14, a Collegno.
Stavo gustando il mio meritatissimo Cuba Libre, nella cucina del locale, in compagnia di alcuni fedelissimi amici, quando, non so come fosse iniziata la conversazione, Tommy se ne uscì con una perla di saggezza che mi fulminò all’istante.
Stavo parlando di due persone che conoscevo, padre e figlio. Il padre, il classico hippie rivoluzionario da giovane, intelligente, acuto e simpatico, laureato in legge, con una brillante carriera alle spalle. Il figlio trentenne, il classico nevrotico figlio di papà buono solo a spillargli soldi, dal nuovo coupè al master di lusso all’estero.
Raccontavo a Tommy del mio splendido rapporto col padre, e della mia totale mancanza di stima per il suo agiato rampollo.
Tommy mi chiese: “Il padre è uno giusto?”
Io: “Sì, molto”.
“Allora, il figlio è un buono a nulla. È sempre così. Se nasci da uno tosto, sarai un incapace. Se nasci da genitori incapaci, sarai invece uno in gamba”.
Sono stata folgorata da un’illuminazione. Era vero. Almeno, per me. Io nasco da genitori talmente incompetenti che la mia unica speranza è che, nel mio caso, la mela sia cascata molto ma molto lontana dall’albero. Anzi, spero di essere una pera, una banana, un ananas o un kiwi, che casualmente si trovava a passare da quel malridotto albero di mele.
So che bisognerebbe portare rispetto per i genitori, e che questa non è la sede per piangermi addosso, ma davvero me ne hanno combinate troppe nella vita.
Però la teoria brillantemente snocciolata nella cucina dell’ex manicomio di Collegno mi ha acceso un barlume di speranza, ovvero che forse, chissà, io possa sfuggire all’ereditarietà e alla genetica. Quel tanto per evitare i grossolani errori dei miei genitori. Per carità, di errori ne farò sicuramente altri, di più innovativi e originali.
Ho sempre saputo di avere non una, ma molte marce in più rispetto ai miei.
Chissà, forse nascere da genitori tosti, che hanno saputo cavalcare la vita con coraggio e intelligenza, procurandosi anche un bel successo materiale, non è sempre un vantaggio. 
È un po’ la storia della volpe e l’uva, nel mio caso, ma mi piace pensarlo. Pensare che nascere da una famiglia benestante, agiata e di successo non sia sempre indice di successo anche per la generazione a venire.
Se nasci avendo già tutto, avendo già la pappa pronta, crescerai molle, annoiato, senza ambizioni, senza lo stimolo di un riscatto.
I tuoi genitori hanno già lottato, anche per te. Per vincere ed affermarsi, hanno pienamente compreso la ferocia, l’egoismo e la brutalità del mondo esterno. L’unico errore che fanno questi brillanti genitori è che vogliono preservare la giovane prole da tutto questo. 
È un errore in cui sento che potrei cadere anch’io, da giovane mamma apprensiva quale sono.
Se un ragazzo al contrario viene su da genitori incapaci, manchevoli, incompetenti, dovrà, da subito, utilizzare tutto l’ingegno e le capacità possibili per sopravvivere, per non soccombere, davanti ai loro problemi e alle loro disgrazie. Per carità, in alcuni casi ne verrà travolto e non riuscirà più a rialzarsi. Fortunatamente, gli assistenti sociali dovrebbero servire proprio a questo, a evitare questa opzione.
Se è vero che ciò che non ci distrugge ci fortifica, anche quando siamo sangue del suo sangue, un figlio di genitori sbagliati, quando la gabbia si apre e lui finalmente  si ritrova libero e vivo davanti al mondo, qualche trucchetto in più sulla vita dovrebbe conoscerlo.
Chiamiamolo un regalo del destino, del karma, a fronte delle avversità subite nell’infanzia. Oppure una semplice e matematica conseguenza.
Esistono le eccezioni, ovviamente, anche se rare. Però, la regola di Tommy mi piace.



mercoledì 12 giugno 2013

SIMBOLISMO

Riflettevo sul simbolismo alchemico che traspare dagli Arcani Maggiori, nella tradizione occidentale.
Niente termini difficili, tranquilli, qualunque sia il vostro approccio con l'esoterismo, voglio che mi capiate tutti.
I Tarocchi, in particolare quelli della tradizione di Oswald Wirth, contengono un massiccio simbolismo alchemico, in particolare per quello che riguarda la duplicità, la dicotomia dell'energia maschile e femminile.
La carta della Papessa, ad esempio, presenta dietro al trono due alte colonne. Una blu, una rossa. Queste sono le colonne che sorreggono il mondo, i due pilastri, le due forze: maschile, femminile.
In Massoneria ed in altre tradizioni, queste colonne metaforiche si chiamano "Jakin" e "Bohaz".
Sempre la Papessa, la carta più duale dei Tarocchi (corrisponde al numero 2, d'altronde...) tiene tra le mani due chiavi, una d'oro, l'altra d'argento. Con esse potrà aprire il libro della conoscenza del mondo.
Perchè due, perchè questi metalli?
Gli antichi alchimisti utilizzavano spesso le metafore dei metalli, per rappresentare altri concetti spirituali. Grazie a questo loro codice cifrato, si risparmiavano notevoli persecuzioni.
Queste metafore sono giunte sino a noi, i Tarocchi ce ne parlano attraverso immagini da decifrare.
L'Oro, il nobile metallo, è la metafora di una energia solare. Il Sole, anfitrione degli altri pianeti che attorno a lui gravitano, simboleggia le qualità razionali, concrete, maschili.
L'Argento, il duttile metallo, è la metafora di una energia lunare. La Luna governa il flusso delle maree, il ciclo femminile, la gestazione, le emozioni profonde. Non esiste pianeta che meglio rappresenti le mutevoli energie femminili, intuitive e nascoste.
Quindi, perchè la Papessa ha bisogno di queste due chiavi, queste due energie per poter accedere alla conoscenza del mondo?
Perchè un bravo esoterista usa entrambe le colonne, maschile e femminile.
Non fraintendetemi, non sto consigliando alle mie lettrici di farsi crescere i baffetti e bere birra ruttando (alcune di voi già lo faranno, sicuramente, nell'intimità della propria abitazione...).
Un esoterista, uomo o donna che  sia, deve sviluppare qualità maschili e femminili. Deve saper equilibrare i due opposti.
Dalla colonna maschile prenderà la visione razionale, il coraggio, la schiettezza, l'ardore per il compimento di nobili azioni. (Attenzione, non sto dicendo che gli uomini facciano tutte queste cose, magari! A livello esoterico, però, queste virtù ricadono sotto un'energia, per convenzione, denominata "maschile").
Dalla colonna femminile l'esoterista prenderà la visione intuitiva, la comprensione per i moti dell'anima e per le cose nascoste e sottili.
Le esigenze del Genere che la società ci impone possono limitare, tarpare il nostro pieno equilibrio, la nostra identità. Noi nasciamo duplici, Sole e Luna, Luce e Ombra, Maschile e Femminile.




venerdì 7 giugno 2013

PRIMA DELLA CONFERENZA

Come molti di voi sapranno, stasera tengo una conferenza sul Vampirismo presso il centro di terapia energetica "Germogli di Luce".
Pochi però sanno come mi preparo a poche ore dall'evento, come affronto l'idea di parlare davanti ad una sala gremita di gente (ebbene sì, sono orgogliosa di ammettere che c'era il tutto esaurito ben una settimana prima della data...).
Non mi mordicchio le unghie dalla tensione, ho dormito tutta la notte senza problemi, non ho neppure lo stomaco attorcigliato. Perchè? Ma perchè io ADORO parlare in pubblico!
Tanti anni fa dovetti testimoniare in tribunale, avevo assistito all'aggressione di un ragazzo per strada e volevo  che il colpevole ricevesse la giusta punizione. Ricordo quel giorno come uno dei più belli della mia vita. Tutti fermi, immobili, col fiato sospeso, dal giudice all'avvocato ai presenti in aula. Tutti lì ad ascoltarmi con attenzione. C'era pure una persona incaricata di scrivere ogni sillaba che mi usciva dalla bocca! Bellissimo.
Un pò meno piacevoli gli insulti smozzicati che mi bisbigliava l'accusato, mentre tornavo al mio posto. Vabbeh. Inconvenienti della fama e della gloria.
Ci sono però delle cose imprescindibili per le mie presentazioni in publico. Senza di queste, probabilmente mi sentirei molto a disagio, potrei perfino iniziare a balbettare dall'insicurezza.
Chi mi conosce nella mia vita reale, quella di tutti i giorni, sa che io ho i capelli discretamente arruffati. Non so perchè. Probabilmente ho troppe cose a cui pensare e i miei neuroni, per vendetta, emanano scariche elettriche al cuoio capelluto. Ci sono delle mattine che mi guardo allo specchio e al posto dei capelli mi sembra di vedere dei serpenti. Abbasso lo sguardo prima di rimanere pietrificata da Medusa.
Mi chiedo come i miei familiari siano sopravvissuti alla Gorgone fino ad oggi.
Invece, quando parlo in pubblico, i miei capelli sono lisci come spaghetti, disciplinati come neanche la Pantene riesce, tutti in riga come angioletti. Non ringrazierò mai abbastanza la mia parrucchiera Rita Fiore per questo miracolo.
Poi, indosso il mio immancabile cappottino lungo. Anche se ci sono 40 gradi all'ombra, non importa. E' un pò il mio portafortuna. Senza, non mi sento me stessa, mi sembra di essere nuda davanti alla platea. L'unico inconveniente, se paragonate le foto dei miei eventi vi sembrerò sempre vestita uguale. Infine, ci vuole un pò di paccottiglia. Che sia un anello col serpentone d'oro, degli orecchini da mezzo chilo l'uno, o un'enorme collier d'argento, non importa. Ho bisogno di indossare del metallo. Sarà che, secondo il Feng Shui, il Metallo è un elemento orientale che mi rafforza. Così ho la scusa per svaligiare le gioiellerie.
Insomma, penserete, prima di un evento al pubblico curo il mio aspetto in maniera maniacale. E il resto? La scaletta? Il parlare davanti allo specchio? Esporre gli argomenti a qualche povero tapino? Ma figurati!
Vado liscia di improvvisazione. E' una mia pecca, lo so, e mi porta a dimenticarmi immancabilmente  qualcosa che volevo dire, o a girare cinque minuti attorno ad una frase perchè mi sono dimenticata il termine giusto.
Che volete farci, portate pazienza...
Piega, cappottino e paccottiglia - Mode On.
Ci vediamo stasera alle nove.



giovedì 6 giugno 2013

LA QUARTA AZIONE MAGICA

Per permettere una evoluzione personale, ed il dominio sul mondo della materia, l'esoterista deve conoscere le quattro azioni magiche, che corrispondono ai quattro elementi, alle quattro stagioni, ai quattro temperamenti.
Nei giorni scorsi abbiamo analizzato le prime tre, Volere, Sapere, Osare.
Oggi tocca alla quarta azione magica: Tacere.
Il silenzio è collegato all'elemento Terra, come una lunga distesa di morbida terra su cui ogni suono e passo risulta attutito.
Il silenzio protegge l'esoterista, come uno spesso e pesante mantello marrone. Lo preserva dall'ambiente esterno, non ancora pronto a cogliere le rivelazioni del Magus.
Perché di certe cose, con chi ancora non è pronto, è meglio parlare poco, molto poco.
Alcune verità andrebbero fraintese, non capite o, peggio, derise.
Esistono misteri iniziatici che non devono essere rivelati. Essi sono il frutto di un lungo lavoro spirituale, parlarne liberamente ridurrebbe la loro energia e ci darebbe la sensazione di aver regalato "perle ai porci".

C’era una volta, non troppo tempo fa, una giovane ragazza da poco laureata. Era una esoterista, svolgeva spesso consulti anche al pubblico. Sentiva però di aver bisogno anche di un lavoro più razionale, che le consentisse minori oscillazioni nei guadagni.
Così, indossò un tailleur che le aggiungeva cinque anni di età, mise in ordine i capelli e andò ad un colloquio di lavoro per una grossa società finanziaria.

Venne assunta e cominciò a lavorare lì come impiegata. Era un ambiente molto, molto bello. Elegante, raffinato. Le persone sorridevano sempre, erano gentili, simpatiche, premurose. 
Mai una emozione fuori controllo. Era così rilassante. Come esoterista, lei aveva a che fare, quotidianamente, con le tragedie degli altri. Coi problemi, la rabbia, la tristezza. Quando entrava in quell’ufficio, invece, le sembrava di essere in vacanza.
Non doveva più chiedere all’universo il perché delle ingiustizie divine di qualche cliente. Doveva semplicemente mandare fax, scrivere mail, fare fotocopie, rispondere al telefono, prendere un caffè alla macchinetta con qualche collega sorridente come lei.
Poi, quando usciva da lì, allegra e fresca come una rosa, tornava a casa e si cambiava abito. Il tailleur severo, la giacca e la camicia castigata tornavano nell’armadio. Infilava gonnelloni lunghi e magliette eccentriche, si slegava i capelli e diventava una gitana. Predisponeva la sua mente all’ascolto e alla comprensione, riapriva gli occhi alla luce dell’infinito e riceveva i suoi clienti come esoterista.
Negli anni, aveva preso bene il giro, il ritmo della sua doppia vita. Però aveva promesso una cosa a se stessa. Queste sue due vite così diverse non avrebbero mai dovuto incrociarsi. 

I suoi clienti non avrebbero conosciuto il suo lavoro da impiegata ma, soprattutto, le persone così razionali del suo ufficio non avrebbero mai dovuto sapere del suo secondo lavoro.
Questo per tanti motivi. Per la paura di essere derisa, non capita. Magari allontanata alla stregua di una satanista o di una fattucchiera. Ogni tanto qualche informazione trapelava, qualcuno in ufficio veniva a conoscenza dell’attività esoterica della ragazza. Probabilmente, però, avevano intuito il suo imbarazzo e la sua reticenza a parlarne, e non insistevano, né facevano eccessive domande. Quando qualcuno passava il segno, lei si chiudeva in un ostinato silenzio.
Lei vive ancora così, sospesa tra due mondi. Attraversa lunghi corridoi dalle pareti bianche per portare qualche documento o archiviarne qualcun altro. Poi si cambia d’abito, apre la sua mente e attraversa i lunghi corridoi dell’anima delle persone. Non so se andrà avanti così per sempre, o se un giorno, come io penso, dovrà fare una scelta e decidere, definitivamente, da che parte stare, che lavoro fare. Penso che sceglierà di fare solo l’esoterista, le piace troppo, non ci vivrebbe mai, senza quel lavoro.

Però, negli anni, il silenzio le ha permesso di vivere pienamente queste due esperienze. Senza interferenze, ostacoli, problemi. Volete sapere chi è questa ragazza?
Non posso rivelarvi il suo nome, la quarta azione magica mi impedisce di farlo.




mercoledì 5 giugno 2013

I TRE SENTIERI




Don Gallo

Ognuno di noi ha la propria vita, la propria indole. Le esperienze del suo passato l'hanno forgiato e reso l'individuo che si affaccia su questo eterno presente. 
Quando una persona si accosta all'esoterismo, deve quindi compiere una scelta importante. In base alle sue predisposizioni, al suo vissuto, ai suoi ideali, deve decidere a quale sentiero divino accostarsi. Una volta deciso e intrapreso il suo percorso, non sempre potrà tornare indietro. 
Cito il mio primo libro, "I Sette Poteri", Aradia Edizioni:
"Esistono tre vie, tre differenti sentieri, tre modalità di accostarsi al divino.
La prima è la via mistica o religiosa.
Su questo sentiero, l'uomo si accosta al divino praticando la religione che gli è più affine. Il dogma, le credenze, le norme espresse dall'autorità religiosa vengono accettate con umiltà.
E' una via passiva, nel senso che il fedele adegua il suo spirito alla dottrina insegnatagli e aderisce fiduciosamente alle credenze proprie del culto, con un atto di pura Fede.
La seconda, la via magica o esoterica.
Su questo sentiero, l'uomo si accosta al divino riscoprendo la scintilla superiore che in lui risiede. E' una via attiva, la ricerca inquieta della Verità porta l'adepto a rifiutare intermediari che si frappongano tra lui e la sua luce interiore.
La magia è un sentiero di libertà. Libertà da dogmi, morale, precetti religiosi.
E' un sentiero di solitudine, perchè nessuna autorità religiosa può permetterci di entrare più pienamente in contatto con la nostra essenza divina di quanto ne siamo capaci noi.
E' un sentiero fortemente egoico, in cui si rende direttamente conto al divino, senza intermediari.
Esiste infine una terza via, la via Regia o "sentiero mediano", la quale media gli eccessi delle altre due. Su questo sentiero, il divino diviene accessibile tramite il sapiente equilibrio di mistica e magia. L'adepto non accetta ciecamente la dottrina insegnatagli, tuttavia non osa rompere con la religione generale, e si sforza di adattarla alle luci del proprio spirito.
In questo si sviluppa una spiritualità più ampia, di cui le autorità religiose dovrebbero tener conto, per estendere progressivamente l'insegnamento tradizionale.
Coloro che governano le Chiese, purtroppo, temono i credenti avidi di luce e preferiscono i fedeli sottomessi e disciplinati, disposti ad inchinarsi passivamente, senza riserve.
Il divino ne risente, perchè viene paralizzato nel sentiero destro, che rischia di diventare eccessivamente passivo, stagnante, anacronistico."
Quindi, riassumendo, esistono tre sentieri per accedere al divino.
Il primo, è il sentiero religioso.
Il secondo è il sentiero magico.
Il terzo è il sentiero "regale".
Il sentiero più "pericoloso" è proprio quello magico perchè, nel momento in cui non si è vincolati da alcuna fede religiosa e da nessun intermediario, è più facile commettere errori.
E' un sentiero egoico, ovvero basato sulla potenza del proprio Ego. Nei casi più estremi, esso diventa "il sentiero della Mano Sinistra", e diventa una via in cui si opera con l'energia del Fuoco. L'elemento quì è sempre inteso in modo metaforico. Indica, semplicemente, che le entità ad esso collegate possono realizzare molto velocemente i nostri desideri ma lavorano con severità, e se devono impartirci una lezione per la nostra evoluzione personale, essa verrà inflitta in modo simile alla violenza delle fiamme sulla pelle.
Alcuni esoteristi del Sentiero della Mano Sinistra preferiscono bruciare di una vita e di una morte intensa, piuttosto che spegnersi lentamente. Anton LaVey, il fondatore della Chiesa di Satana, morì di infarto. Una delle seguaci a lui più vicine terminò la sua vita con un incidente stradale. Jack Parsons, altro occultista del sentiero del Fuoco, rimase ucciso da un'esplosione di fulminato di mercurio nel suo laboratorio di casa. Affranta, sua madre si suicidò dopo poche ore. Potrei continuare per ore ad elencare esoteristi di questo sentiero che hanno concluso la loro vita con una morte violenta.
Attenzione, non sto dicendo che essi furono puniti. La morte accade per ognuno di noi. Semplicemente, il modo in cui sono trapassati descrive pienamente il tipo di percorso magico che, in vita, avevano intrapreso. 
Io, personalmente, sono una esoterista del sentiero "regio". Preferisco lavorare con un sentiero che media dolcezza e rigore, severità e misericordia. Preferisco dosare mistica e magia, religione e ego personale. 
Non esiste un sentiero giusto ed uno sbagliato, esiste solo un sentiero a voi affine
Tra una rockstar maledetta del sentiero della Mano Sinistra, ed un prete  del sentiero della mano Destra esiste un abisso. Eppure, entrambi si sono accostati al divino, semplicemente attraverso sentieri diversi. 


Anton LaVey


martedì 4 giugno 2013

ESPERIMENTI CROMATICI

Oggi vi faccio ridere.
Qualche tempo fa parlavo con una mia amica che ha aperto un centro di tecniche energetiche per il benessere. Le raccontavo di un mio modo, molto particolare, di percepire le persone. A volte mi succede, con gli occhi della mente, di percepire il colore che rappresenta un individuo.
Esistono persone dai toni brillanti: vivaci carminio, intensi turchese, blu elettrici. Altre hanno toni delicati, dimessi: rosa pastello, giallo pallido, lilla. La mia mente associa ogni persona ad un colore diverso.
La mia amica, incuriosita, mi ha detto che un giovane cristalloterapeuta che collaborava con lei aveva la stessa capacità. Quindi, dato che secondo me nulla capita per caso, ho preso immediati contatti con lui per incontrarlo di persona.
Avevo già un esperimento in mente. Qualcosa che mi permettesse di capire se questa visione dei colori era  mia personale, oppure se un'altra persona, col mio stesso grado di sensibilità, li percepiva esattamente come me.
In un sabato mattina del mese di Gennaio, mi incontro col giovane cristalloterapeuta in negozio. Il suo nome d'arte è Souen. Si è, da subito, dimostrato gentilissimo e collaborativo.
Immaginateci, io e Souen, nascosti dietro le arcate del negozio Esotericamente. Con un foglio e una penna in mano. Appena un povero malcapitato passava da quell'interno cortile, noi silenziosamente sbucavamo fuori con la testa e lo squadravamo con aria truce. Ci vuole una certa concentrazione per percepire i colori delle persone, che credete? Bisogna osservarli a lungo, seguirli con lo sguardo fino a chè non si sono allontanati dall'orizzonte.
Inoltre, io e Souen non dovevamo sbirciarci i fogli per non copiare. Ogni persona che passava corrispondeva ad un numero, a cui ognuno di noi aggiungeva il proprio colore percepito.
Quindi immaginate quei poveri disgraziati di passanti, che già magari vivevano con ansia il dover attraversare i portici semidesertici di un famoso negozio di magia. Poi sentivano, da dietro le colonne, qualcuno che bisbigliava:
"15. La signora col cagnolino è 15"
"Ok. Ma facciamo anche il cagnolino?"
"No, è complicato".
"Ok".
Quindi, vedevano due loschi individui che sbucavano fuori e la fissavano insistentemente, strizzando anche un pò gli occhi per lo sforzo, e scrivevano qualcosa su un foglio.
Giuro, a volte mi stupisco della pazienza dei torinesi.
Comunque, abbiamo trascorso così gran parte della mattina, io e Souen.
I risultati però sono stati sorprendenti, quando abbiamo confrontato i fogli. In molti casi, abbiamo percepito lo stesso colore. Mio marito, ad esempio, è unanimamente arancione. Preso da sconforto, ha domandato se ci sembrava forse un Hare Krishna.
A volte, vedendo una coppia camminare insieme a braccetto, abbiamo scambiato i colori. Per me, lei era un verde smeraldo e lui un violetto, per Souen viceversa. Chissà, forse le persone che si amano si scambiano i colori. E' bello pensarlo.
La cosa davvero interessante è che entrambi abbiamo percepito, in alcune persone, dei colori "brutti". Per me erano grigie, per Souen porpora scuro. Ma entrambi le percepivamo come sgradevoli.
Insomma, quel sabato mattina è stato davvero proficuo. Mi sono fatta un sacco di risate e ho capito che un fondamento di verità esisteva, dietro tutti quei colori che gli occhi della mente percepivano.
Ho stretto amicizia con Souen, e venerdì sera terrò una conferenza proprio nel centro dove lavora insieme alla mia amica. Il centro si chiama "Germogli di Luce", è a Torino, ma purtroppo non posso più invitarvi alla mia conferenza perchè i posti sono già esauriti... Ci saranno sicuramente altre occasioni.
Comunque, se vi capita di incrociarmi di persona, chiedetemi di che colore siete. Chissà, magari è già il vostro colore preferito quello che vi vedo addosso....


Souen

domenica 2 giugno 2013

IL LUOGO DEL CUORE


Ognuno di noi ne ha uno.
Un luogo suo, che lo rappresenta, che lo fa sentire a casa.
Può essere un luogo dall'altro capo del mondo, che abbiamo magari visitato una volta sola, e in cui abbiamo lasciato un pezzetto di anima.
Oppure è un luogo quotidiano, dove trascorriamo molto tempo, che si è impregnato delle nostre abitudini e della nostra essenza.
Non fa la differenza per quanto tempo ci abbiamo soggiornato.
Lo sappiamo, lo sentiamo. E' il nostro luogo. Lo sarà sempre. Parla di noi, ci descrive, ci assomiglia, cura le nostre ferite, ci fa sentire in pace con noi stessi e con l'universo.
Non ditemi che non ne avete uno. Tutti hanno un luogo così. Solo che a volte se lo dimenticano. Poi basta un'immagine, una cartolina, un profumo, un dialetto, e il nostro luogo ritorna prepotentemente nel cuore.
Oggi, per una serie di incombenze e circostanze, io sono nel mio posto.
E' il luogo dove sono nata.
Ve lo descrivo. Una distesa di sabbia nera, su cui scivola un mare inquieto, sempre sospinto dal vento. Sulla spiaggia scura, come in un cielo notturno, spiccano centinaia di conchiglie bianchissime. Quasi sempre il cielo è limpido, senza nuvole, e tira vento. Vento a volte freddo e crudele, che prende il nome di tramontana.
Il profumo della pineta è penetrante, e rimane a lungo nella mente. Gli aguzzi e secchi aghi di pino lastricano la terra.
La gente parla un accento caldo e bellissimo, e dimentica di pronunciare correttamente la lettera "C".
Sono rilassati, sorridenti, ospitali e attaccano bottone facilmente. Vogliono parlare, condividere.
Oggi stavo passeggiando sul lungomare, e una signora era nel suo cortile, pieno di gabbiette di pappagalli. Mio figlio è subito andato a guardarli, lei gli ha aperto la porta, lo ha fatto entrare. In meno di cinque minuti, io sapevo metà della storia della sua famiglia, lei metà della storia della mia.
La piazza centrale, il cuore della mia piccola città, ha una scala a chiocciola di metallo, che termina nel vuoto, sul cielo, sull'infinito, davanti al mare burrascoso. Sembra una visione onirica. E in effetti, spesso  la sogno, quando sono lontana.
Per me è quasi un rito, quando sono lì, salire in cima alla scalinata, accarezzata dal vento, e lanciare i miei pensieri nel mare. Poi scendo e raccolgo più conchiglie possibile sulla spiaggia, ne riempio la borsa e le porto nella grigia e fredda Torino. Oppure tappezzo la casa di pigne della pineta, che di solito colano ancora resina ovunque, per la gioia di mio marito.
Oggi sulla spiaggia mio figlio ha anche trovato un riccio di mare.
Questo è il mio posto. Sono andata via da lì che ero ancora piccola. E, fin da piccola, ne ho sempre sentito il richiamo, la mancanza. Ovunque io sia, ovunque io vada, porto la piccola Cecina nel cuore.