sabato 25 maggio 2013

UNA STORIA TRISTE


In un ameno pomeriggio, di circa nove anni fa, io e mio marito eravamo placidamente intenti a prenderci un caffè in negozio, quando squillò il telefono.
Era fine Ottobre.
“Esotericamente, buongiorno” rispose mio marito.
“Tu lo sai chi sono io?” Voce di donna.
“Mh.” Mio marito, quando è colto alla sprovvista, mugugna con tono indecifrabile.
“Io sono Lilith, the Scarlett Moon”
“Mh”
“Lo sai cosa succede ad Halloween?”
“Mh, no.”
“Sacrificano i gatti neri e i bambini. Noi dobbiamo fermarli.”
“Mh”
“Aspettami, sto arrivando.” Click.
Orrore e raccapriccio dipinti sul volto di mio marito. Non sapeva se chiudere il negozio per il resto del pomeriggio o armarsi di santa pazienza per fronteggiare l’incontro con tale Lilith.
Col nostro lavoro, purtroppo non abbiamo a che fare solo con persone savie, sagge, lungimiranti e lucide. Ogni tanto entrano anche soggetti che, più che di noi, avrebbero bisogno di un serio sostegno psichiatrico. E anche la mia laurea in Psicologia più di tanto non può fare miracoli.
Ovviamente, mi sono seduta comoda, non potevo perdermela.
Dopo una mezz’ora, vedo arrivare una donna di mezz’età, bruna, formosa e piacente, vestita di nero e con un mantello rosso. Sì avete capito bene. Non era la classica mantella da signora di mezza età. Era un mantello rosso stile Wonder Woman.
Lei entra trionfale, esclamando “Io sono Lilith, The Scarlett Moon!”. Fortunatamente, in quel momento non avevamo clienti.
Avanza di un passo verso mio marito, brandisce il lembo di tessuto della maglietta, e con abile gesto tira fuori mezza tetta. Giuro. Su cui era stato tatuato una specie di folletto a cavallo di una mezza luna. Insomma, dopo aver visto il suo tatuaggio non avremmo più potuto dubitare della sua vera identità. Immagino fosse quello il motivo di tale pubblica ostentazione, e che non fosse un poco velato tentativo di seduzione nei confronti di mio marito.
Sorvolo sulla mezz’ora successiva.
Dopo averla rassicurata sulla nostra ferma intenzione di scoraggiare chiunque dal sacrificare gatti e bambini per Halloween (e anche per il resto dell’anno!) Lilith è tornata a casa.
Fino a qui vi ho fatto ridere. Ora però non riderete più.
A distanza di qualche anno Lilith è tornata. Senza mantello, in tono dimesso. Era disperata. Gli assistenti sociali le avevano portato via i suoi due figli. Ci ha chiesto un aiuto magico per farli tornare a lei. Non aveva soldi, li aveva spesi tutti per i processi. Lentamente si è sfilata tutti i suoi anelli d’argento e ce li ha porti come pagamento. Glieli abbiamo rimessi in mano.
Ci siamo seduti e, con dolcezza, le abbiamo fatto capire che il modo migliore per riavere i suoi figli era di accettare le cure che i medici le avevano proposto. Se avesse accettato la terapia psichiatrica che il Tribunale le consigliava, sicuramente tutto sarebbe andato per il meglio. Lilith ha pianto tanto, lì seduta insieme a noi. Poi si è rialzata annuendo, sembrava aver capito.
Sono passati tanti anni da allora. Mi piacerebbe concludere questo post con un lieto fine, ma purtroppo non ce l’ho. Non ho mai più rivisto Lilith.
Mi piace però pensare che Lilith stia meglio, abbia ritirato il mantello in un cassetto e abbia deciso di evitare il nostro negozio perché fonte di ricordi spiacevoli.
Mi piace immaginare Lilith lucida e serena, abbracciata ai suoi due figli, bruni e belli quanto lei, in una casa colma di calore e di felicità.




Nessun commento:

Posta un commento